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PERUGIA - Fu il primo presidente del consiglio regionale dell'Umbria ma anche il primo a denunciare, con un'intervista televisiva, il rischio di un appesantimento eccessivo dell'apparato istituzionale locale: Fabio Fiorelli, morto 20 anni fa, e' stato ricordato oggi pomeriggio a Palazzo Cesaroni con un dibattito, presenti anche Giuliano Amato e Riccardo Nencini. Nella stessa occasione e' stata ufficializzata la gia' avvenuta acquisizione, da parte della Regione, dell'archivio personale di Fiorelli. L'iniziativa si e' svolta nella sala partecipazione, di fronte ad un folta platea composta per la gran parte da ex consiglieri regionali. Prima del dibattito sul regionalismo (coordinato da un ex presidente della Regione, Claudio Carnieri), e' stata proiettata l'intervista che Fiorelli rilascio' al telegiornale regionale della Rai e nella quale sosteneva lo sbilanciamento tra le dimensioni dell'apparato istituzionale e quelle geografiche e demografiche dell'Umbria. ''Ci sono 30 enti intermedi, che tra l'altro non sono elettivi, oltre a tutti gli altri enti'', ribadiva Fiorelli, con evidente preoccupazione rispetto al peso che questo assetto poteva apportare alla struttura regionale. ''Fu anche grazie a quella dura presa di posizione - ha ricordato poi Carnieri - che si attivo' il dibattito sfociato, qualche anno dopo, nel secondo statuto della Regione Umbria''. L'incontro e' stato introdotto dai presidenti della giunta e del consiglio regionale dell'Umbria, Maria Rita Lorenzetti e Mauro Tippolotti. ''Ripercorrere e riconoscere le tracce del nostro cammino e' importante anche per sconfiggere la dittatura del presente, specialmente in questa fase confusa della vita italiana, incapace di rapportarsi con la propria storia'', ha detto Tippolotti, secondo il quale ''con Fiorelli alla guida, il consiglio regionale compi' in soli quattro mesi quella fase costituente culminata nell'approvazione dello statuto umbro, avendone individuato sin da subito la potenziale centralita' e funzione di riferimento nella vita amministrativa regionale''. La Lorenzetti ha ricordato ''l'impegno di Fiorelli, assieme a comunisti, socialisti e democristiani, per strappare questa regione ad un'area depressa, con la questione mezzadrile e quella industriale che si univano alla problematica urbana sotto il grande tema del policentrismo umbro, con il nucleo unitario della Regione. Era un tempo di sentimenti forti - ha aggiunto - di passione politica e di voglia di studiare le grandi questioni. In questo la lezione di Fiorelli tiene alta la qualita' della politica''. Dopo gli interventi degli ex consiglieri regionale Sergio Bistoni (della Dc) ed Alberto Provantini (del Pci) ha preso la parola Amato, che si e' detto ''non pentito dell'esperienza delle Regioni, anche se ci sono delle riserve - ha aggiunto - nel loro rapporto con Comuni e Province: la Regione non deve essere la 'madre' che fa fare le cose agli altri. La mia critica al regionalismo dipende anche dal fatto che le Regioni sono nate per dare spazio alle diversita', mentre oggi tendono ad omologarsi fra loro''. Secondo Nencini (che presiede il consiglio regionale toscano), ''per rilanciare un regionalismo sano occorre ridurre indennita' e benefit, pur considerando i livelli di sobrieta' che hanno le Regioni a me piu' vicine, ossia Umbria e Toscana, e quindi tagliare i lacci con gli enti di secondo grado e le varie partecipazioni, mantenendo l'elezione diretta del presidente''. Sul federalismo, Nencini ha tagliato corto: ''In questa situazione di grave crisi economica e di precarieta' non e' certo la priorita'. E poi - ha aggiunto - la proposta Calderoli costa molto''. Condividi