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di Marco Jacoviello La strigliata del Papa ai politici romani, sindaco Veltroni in testa, sui mali della città abbisogna di un’ulteriore chiarificazione. Il Papa è vescovo della città ed in tale veste ha diritto di interpretare i malesseri del “suo” popolo e di richiamare ad una gestione più corretta gli amministratori. La sua investitura morale lo obbliga a prendere posizioni critiche. Due giorni fa lo ha fatto senza riserve, nonostante le correzioni dell’ultima ora sul senso delle sue parole, in una occasione che lo vedeva pari tra gli amministratori e i politici, dai quali tuttavia non ha ricevuto una benché minima reazione se non una bonaria dichiarazione di presa d’atto. Congratulazioni Veltroni e company! Ci voleva tanto, e proprio in quell’occasione, a rispondere altrettanti distinguo? Ad esempio che la chiesa capace di far tanta propaganda politica, è uno stato assolutista e non conosce i termini elementari del “diritto” alla persona? Che l’adeguamento “democratico” iniziato da Paolo VI è stato ripetutamente smentito dai suoi successori, fino ad avere oggi un papato che, senza temi di smentite, utilizza addirittura gli abiti cinquecenteschi di Leone X par esser sicuro di dare un’immagine controriformistica? Che il processo ecumenico ha avuto un arresto proprio nei confronti di quelle comunità cristiane chiamate allora “sorelle” dal documento conciliare e che oggi sono considerate “minori” in base alla condanna del relativismo, di sua natura, l’unico rimedio all’assolutismo teologico? E soprattutto, non era forse giunto il momento di chiarire che la tendenza omofobica della politica ecclesiale non è solo un’ingerenza negli affari dello stato laico, ma una vera e propria controideologia che destabilizza la laicità dello stato italiano e mina ai fondamenti della carta costituzionale? Che quei tantissimi consacrati di orientamento omosessuale, discriminati all’interno della chiesa, sono cittadini italiani e come tali godono dello stesso diritto di persona che la chiesa sbandiera e contraddice quando vuole? (E quando la classe politica glielo permette). Che molti di questi hanno preferito lo stato laicale piuttosto che subire l’accanimento dei tribunali ecclesiastici che non hanno alcuna parvenza di democraticità? E che altri, troppi, vivono in silenzio l’emarginazione imposta dai vertici vaticani pur essendo buoni ministri di Dio e buone guide del loro gregge? E, soprattutto, che il documento per le persone consacrate -cittadini dello stato italiano- firmato dall’allora cardinale Ratzinger nell’ultimo anno del pontificato di Giovanni Paolo II è un atto razzista? Troppo silenzio, cari del PD. L’ondata clericale Teocon mascherata da opportunismo è sempre più presente nelle vostre liste. Per i compagni che volessero approfondire questi argomenti , il sito “anche noi siamo chiesa” rappresenta una delle poche speranze di dissenso. Condividi