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ROMA - Comprensione, da parte della Cassazione, per il marito che minaccia e prende a parolacce l'ex amante della moglie tornato alla carica per minare la tranquillita' coniugale. La Suprema Corte ha, infatti, accolto il ricorso di Angelo M. (56 anni) contro la condanna - inflittagli dalla Corte di Appello di Perugia il 7 dicembre 2007 - per ingiuria e minacce nei confronti di Giuseppe D.A. con il quale la moglie aveva avuto una relazione. Angelo, dipendente di un ufficio della Telecom dove lavorava anche la sua dolce meta', era andato in escandescenza - una mattina - quando si era accorto che l'uomo con il quale la moglie lo aveva tradito era tornato a trovarla in ufficio. ''Ti avevo detto che tu qui non ci devi venire, str....! Vieni fuori che ti faccio vedere io se lo capisci, ti spacco la faccia, ti faccio sparire dalla faccia della terra!'' aveva inveito Angelo vedendo il 'nemico' nuovamente insidioso. Contro la condanna il marito ha protestato in Cassazione sostenendo che il suo comportamento non era punibile in quanto provocato da un comprensibile ''stato d'ira''. E i supremi giudici - sentenza 39236 - gli hanno dato ragione rimproverando a chi lo aveva condannato di non aver considerato che poteva costituire un fatto idoneo a ''rinfocolare lo stato d'ira'' il comportamento di un ex amante che vuole rivedere la moglie di un altro, per di piu' contro la volonta' della stessa donna. Ora, con piu' clemenza nuovi giudici, designati nella Corte di Appello di Firenze, dovranno tenere presente che Angelo potrebbe aver agito, giustamente, con veemenza contro chi ''continuava a disturbare la sua vita di coppia''. Condividi