E’ chiaro da tempo che la questione cruciale per l'Umbria sia l'ideazione di un nuovo modello di sviluppo.

Sono lì a gridarcelo la profondità della crisi economica, la fatica della ripresa, e da ultimo i dati sulla povertà accresciuta e diffusa, come mai tra bambini e adolescenti. A rischio è la tenuta solidale della comunità regionale. Qui il tema dirimente che oggi è dinanzi a tutti noi.

La risposta da dare è decisiva e urgente.

Di fronte c'è una destra volta a disgregare il welfare inclusivo, il carattere pubblico universale di servizi (sanità, istruzione), a non dare prospettive alla dignità del lavoro e al pluralismo culturale.

Dal centro-sinistra dovrebbe scaturire una nuova narrazione dell’Umbria capace di ridare senso al proprio ruolo di governo e ritrovare consenso in nome di un rilancio dell'Umbria democratica e solidale, terra di pace e internazionalità, che coniughi innovazione tecnologica e saperi con le proprie virtù, con la dignità del lavoro e di impresa, con la crescita culturale plurale diffusa. Da qui parte il riscatto degli umbri e delle umbre, di una Regione a lungo sinonimo di ben-essere, di qualità culturale, sociale e ambientale.

Se questo è, l'appuntamento elettorale di autunno non può essere una data da lasciarsi presto alle spalle. Va invece affrontato misurandosi con la sfida. Per farlo c'è bisogno di mettere insieme i diversi soggetti, partiti, movimenti, civici, associazioni ed aprire un cantiere unico per costruire alleanze sociali, economiche, culturali e definire il progetto nuovo nel solco dell'affermazione dell'uguaglianza in termini di equità effettiva di accesso a diritti e mobilità sociali.

Le vicende degli ultimi cinque mesi, da quelle giudiziarie ai risultati delle amministrative, sono i segni di un decadimento dal quale avremmo dovuto tutti affrancarci da tempo. Per risollevarci dobbiamo segnare delle discontinuità e riscoprire la politica intesa come strumento per cambiare insieme la condizione collettiva. È una necessità che riguarda tutti, in primo luogo il PD.

Il tanto di buono che c'è stato in decenni di governi regionali va rivendicato e ricordato. Il punto è scrollarsi via incrostazioni e degenerazioni che non dovrebbero avere nulla a che fare con la sinistra e il centrosinistra.

Con le amministrative scorse, a Foligno, a Perugia e in altre città, sono sorte realtà impensabili fino a qualche mese prima: cantieri civici e associazioni politiche veri, con assetti innovativi e partecipativi che hanno rimotivato e messo in campo energie nuove e buone, di diverse età. Sono realtà autentiche che insieme alle altre preesistenti possono svolgere meglio una funzione scevra da trasformismi e riposizionamenti tardivi, se i partiti, il PD in primo luogo, svolgono la propria funzione.

Soltanto avviando insieme un processo celere in cui ciascun soggetto si senta costruttore attivo, senza supponenza o arroganza reciproche, con umiltà e generosità, potremmo davvero dare fondamenta solide al nuovo progetto per l'Umbria.

Se questo è, bisogna scuotersi. Al Pd spetta di promuovere al più presto l'ampia alleanza, chiamando tutti al confronto in un tavolo di coalizione, fissando subito l'appuntamento per la fine di agosto.

Questa è la priorità, non il nome del candidato Presidente alla Regione. Perché in gioco c'è l'Umbria: non alcun risicati scranni in Consiglio Regionale.

Rita Zampolini, PD Umbria
Ass. Sinistradem CampoAperto

 

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