Otto mesi fa è cominciata la vertenza Perugina, allorché la Nestlè ha comunicato ai sindacati che, per attuare il piano di rilancio aziendale, sarebbe stata necessaria una riduzione di personale a fronte dell’esubero di 350.00 ore di lavoro.
Negli incontri successivi è stato specificato che questo problema sarebbe stato risolto con l’uscita di 364 lavoratori.
Dopo numerosi incontri con il sindacato,  con le Istituzioni e al Mise, la situazione odierna risulta sempre la stessa.

Oggi si sta delineando un possibile accordo ma in un clima dentro la fabbrica di forte tensione, di preoccupazione ed incertezza, e le assemblee della prossima settima ci diranno cosa ne pensano i lavoratori.
Il piano aziendale prevede che dei 365 esuberi, 200 operai possono essere recuperati passando da fissi a part time.

Inoltre, sembra che 60 lavoratori abbiano accettato l'incentivo per uscire volontariamente dalla fabbrica, che sarebbe possibile ricollocare in aziende dcl territorio 80 persone e 25 accedere al prepensionamento.

E’ ovvio che la Perugina diventerebbe uno stabilimento di circa 450 operai fissi, più 200 par time, con alcuni stagionali, in tutto poco più di 600 persone.
Una fabbrica, quindi, che si avvicina agli standard europei della Nestlè: molto più piccola di prima, più efficiente, con più redditività e molto sfruttamento, tutto all'insegna della precarietà del personale.
Noi riteniamo utile, invece, che tutta la comunità cittadina debba sostenere una contrapposizione forte nei confronti della Nestlè e della sua politica industriale, di sfruttamento del territorio e del personale. Ma la battaglia per il futuro di questa fabbrica deve cominciare da dentro lo stabilimento perché questo accordo servirà solo a risolvere la situazione attuale

La cassa integrazione, insistentemente chiesta dai sindacati, a cui l’azienda ancora non ha dato risposta, serve a tutelare le persone, ma rimanda le questioni di fondo. Il potenziale utilizzo dello stabilimento, la sua compatibilità economica, quella del marchio Perugina in Italia e nel mondo, i risultati della politica commerciale, sono temi che dovranno essere affrontati e definiti.

A noi sembra che per ora abbia attuazione solo il piano previsto dall’accordo del 2016, di eliminazione di marchi, di riduzione dell’occupazione, di rilancio dei soli prodotti leader, ma senza una strategia di sviluppo, produzione di nuovi prodotti e garanzie per l’occupazione.

La Sinistra per Perugia ritiene indispensabile la definizione di un patto con l’azienda innovativo, più avanzato, che superi quello attuale.
Purtroppo cosi stanno le cose, forse, modificando la linea sindacale, si può ancora cambiare, ma c’è pochissimo tempo.

Giuseppe Mattioli
La Sinistra per Perugia

 

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