Di Ciuenlai – Si erano ritirati promettendo cose “che voi umani…” .  Poi poco più del silenzio. Allora la domanda è questa : Ma che fine hanno fatto gli sfidanti di Tommaso Bori al congresso regionale del Pd? I Sindaci di Gualdo Tadino e di Narni Presciutti e De Rebotti e il “lacustre” del Nord Trasimeno Torrini si erano “aventinianati”, minacciando sfracelli se le loro richieste non fossero state accolte.

Dopo aver scoperto che la Direzione Nazionale non intendeva perdere  tempo per “stare dietro alle beghe di un Municipio di Roma”, per la serue "l'Aventino non paga",sono letteralmente scomparsi dalla scena. Torrini, capita l’antifona, da vecchio dirigente navigato, ha scelto la strada del dialogo ed è “rientrato” nel gruppo dirigente che ora appoggia all’unanimità Bori. Gli altri due , tra proclami e annunci più o meno ufficiali, continuano a far finta di essere sul piede di guerra, sapendo che le loro truppe stanno disertando “in massa” e che le loro armi o sono scariche o caricate a salve. Presciutti tace da tempo e De Rebotti, preso dallo sconforto, avrebbe addirittura manifestato l’intenzione di non riscriversi al Pd. Intenzione poi sedata dalle insistenze dei pochi narnesi rimastigli fedeli. Il segretario regionale è quindi sempre più monarca assoluto. Ma anche lui ha due “problemini” non da poco da risolvere .

Il primo : Domina sui “valvassori” e sui “valvassini” di partito ma non controlla completamente i “vassalli” , ovvero i Sindaci di centrosinistra. Ad  Assisi e Spoleto ci sono due civici assolutamente indipendenti dai partiti. A Città di Castello c’è un  Pd. Ma è un Pd digerito. Il candidato di Bori era un altro civico. Secondi è stato accettato solo per non rimanere tagliati fuori , ma è un parto della “banda Bacchetta”. Insomma sul tiferno sventola ancora la bandiera di prima e non è quella dei democratici “ufficiali”. Narni e Gualdo Tadino sono  in mano ai due “ribelli”.  Il segretario, dopo il rientro di Torrini, può dunque contare solo sui Sindaci del Lago che però fanno sempre riferimento al famoso e mai sciolto “Principato di Panicarola”e (forse) su Corciano, che però è, da anni, un caso a parte per la presenza di personaggi che né condizionano la gestione. A livello amministrativo dunque la segreteria regionale comanda sui gruppi ma non sulle Giunte. E questa è una cosa che, oltre a confermare la fine dei partiti,  alla lunga può pesare sulla autorevolezza del “capo” e sulla stabilità degli enti.

Il secondo è Perugia. Le primarie e il congresso continuano a venire ritardate. Gli avversari del segretario dicono perché Bori teme di perderlo e di vedere quindi fortemente ridimensionato i suo prestigio. Anche qui le divisioni , oltre che su chi comanda il partito, sono sulla scelta del prossimo ed ennesimo “civico” da appoggiare come candidato Sindaco. Ci sarebbero già dei nomi. Ma di questo parleremo un’altra volta.

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