di Stefano Vinti // associazione culturale Umbrialeft

La politologa Nadia Urbinati, in un editoriale del 1maggio per il quotidiano 'Domani', partendo dalla prefazione del 1845 a 'La situazione della classe operaia in Inghilterra ', uno degli scritti giovanili di Friedrich Engels, profetizza che il cofondatore del 'socialismo scientifico' andrebbe tra i rider, per conoscere, indagare, fotografare il 'capitalismo delle piattaforme'.

Interessante, perché la Urbinati ci ripropone la necessità di riprendere un metodo, imprescindibile, per conoscere la realtà, quella delle condizioni materiali dei lavoratori e i mutamenti del modo di produzione: l'inchiesta. Cioè, l'inchiesta operaia, come l'avremmo definita qualche tempo fa, e che per farlo Nadia Urbinati attinge al capolavoro di Engels, ristampato in questi giorni dalla Feltrinelli e di cui mi permetto di suggerire la lettura o la rilettura.

Il succo dell'articolo è che, se leggessimo le ultime sentenze dei tribunali sulle relazioni schiaviste di lavoro, non faremmo nessuna difficoltà ad equiparare il raider odierno a l'operaio di ieri.

"Se il capitalismo di cui parlava Engels aveva agenti visibili-scrive Urbinati- quello dell'algoritmo si nasconde dietro la finzione dell'impersonalità... Ma i tribunali hanno squarciato il velo, mostrando che (udite, udite) l'algoritmo dipende dalla volontà di profitto e sfruttamento... che gli operai delle fabbriche conoscevamo bene: il cottimo... La programmazione dell'algoritmo è in ragione del profitto, l'impersonalità un'utile finzione".

Conoscere la condizione reale dei lavoratori oggi, nel 'capitalismo delle piattaforme' è la condizione fondamentale per lottare contro l'ingiustizia e lo sfruttamento di questo inizio di millennio.

Ce lo dice addirittura un quotidiano come 'Domani'.

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