di Maria Pellegrini

 

“Questo è un giorno molto bello, che attendevo da tanto”, ha detto pochi giorni fa il sindaco di Roma, Ignazio Marino, presentando al Museo dell’Ara Pacis il progetto dei lavori riguardanti la riqualificazione della piazza Augusto Imperatore (nel pieno centro di Roma), che inizieranno a ottobre di quest’anno con l’apertura del cantiere e si concluderanno in 600 giorni. Una piazza “aperta ai turisti e ai cittadini”, dove “fermarsi a leggere il giornale” e ammirare un monumento, il Mausoleo, che finalmente riaprirà al pubblico. La Sovraintendenza Comunale di Roma aveva condotto, tra il 2007 e il 2009, uno scavo archeologico lungo l’intero perimetro del parterre della piazza. L’indagine archeologica, estesa per oltre due ettari, aveva compreso il Mausoleo di Augusto, l’area a esso circostante e, per una consistente ampiezza e profondità, l’area antistante al Monumento. L’ampia e mirata campagna di indagini archeologiche preliminari fu dettata dalla necessità di verificare la fattibilità del progetto per la riqualificazione dell’intera piazza e per la valorizzazione del Mausoleo. Purtroppo i lavori non furono eseguiti, e non voglio qui entrare nel merito delle polemiche (trascuratezza da parte dell’ex sindaco Gianni Alemanno, o mancanza di fondi?). Ora Ignazio Marino, convinto dell’importanza della realizzazione di questo progetto “che non solo è importante per Roma, ma per tutto il pianeta”, ha dato l’annuncio della ripresa dei lavori.

Nelle agenzie di stampa si legge che il progetto prevede anche il restauro del Mausoleo ma i fondi destinati a ciò consentiranno soltanto di aprire e rendere di nuovo fruibile il Mausoleo. Per le altri due fasi di restauro, il Campidoglio sta cercando un Mecenate (il nome dell’amico di Augusto cade in proposito!) o più di uno. Non ci resta che aspettare e sperare che non si verifichino, come spesso è accaduto, scandali, corruzioni, tangenti, malaffare che rallentino o blocchino queste buone intenzioni. Abbiamo la fortuna di avere dei luoghi e delle archeologie uniche nel mondo, ma anche il dovere di valorizzarle per la nostra generazione e per quelle future.

 

Il Mausoleo di Augusto è il più grande sepolcro circolare del mondo antico, dal diametro complessivo di quasi 90 metri, con un’altezza presunta di almeno 45. È la tomba antica più grande che l’umanità ricordi, con l’unica eccezione delle piramidi egizie. La gigantesca mole era strategicamente collocata nel Campo Marzio in prossimità della riva del Tevere, in modo da essere visibile da gran parte della città. Per più di un secolo conservò la funzione di sepolcro monumentale della famiglia imperiale, come è documentato da fonti letterarie e soprattutto dalla rilevante serie di testimonianze epigrafiche riportate alla luce in varie epoche all’interno o nelle immediate vicinanze del monumento.

 

Nel 29 a.C., al suo ritorno da Alessandria, dopo la fine della guerra contro Antonio e la conquista dell’Egitto, Augusto diede inizio alla costruzione della grandiosa tomba nell’area settentrionale del Campo Marzio all’epoca non ancora urbanizzato, ma già in precedenza occupato dai sepolcri di uomini illustri.

L’edificio augusteo circolare era costituito da cinque muri concentrici, di enorme spessore alternati da corridoi, e un gigantesco pilastro centrale che era l’asse della costruzione. Su questa altissima struttura svettava, a 100 piedi romani di altezza (circa 30 metri), la statua di Augusto in bronzo dorato, probabilmente l’originale bronzeo della statua in marmo rinvenuta nella villa di Livia a Prima Porta.

Nell’area antistante erano collocati due obelischi di granito. Caduti in epoca antica, già nel Medioevo se ne era perso il ricordo. Riscoperti molti secoli dopo, furono collocati uno da Papa Sisto V nel 1587 in piazza dell’Esquilino e l’altro da Papa Pio V nel 1783 nella fontana dei Dioscuri in piazza del Quirinale dove tuttora possiamo ammirarli. In prossimità dell’ingresso del Mausoleo, forse su pilastri, erano collocate le tavole bronzee, andate perdute, con incise le Res Gestae, ovvero l’autobiografia dell’imperatore, una versione ufficiale del suo operato politico. Tuttavia ne esisteva anche una copia, scolpita in edizione bilingue (latina e greca) sulle pareti marmoree di un tempio di Ancyra (odierna Ankara) dedicato al Divo Augusto e alla dea Roma; un’altra copia ad Apollonia, ed una terza ad Antiochia. Il testo è ora trascritto sul muro del vicino Museo dell’Ara Pacis

 

L’aspetto del Mausoleo in parte si riallaccia alla tradizione dei tumuli etrusco-italici, ma prende a modello i sepolcri dinastici dell’ambiente ellenistico; un’indicazione in tal senso è data dal nome stesso con il quale il sepolcro fu designato fin dall’inizio: “Mausoleo” dalla celebre tomba del re Mausolo di Caria ad Alicarnasso in Asia Minore, eretta dalla moglie Artemisia, e considerata una delle sette meraviglie del mondo antico. È possibile che Augusto abbia tratto ispirazione dalla tomba di Alessandro Magno, che egli visitò ad Alessandria nel 30 a.C. come è scritto da Svetonio: “Fece aprire il Mausoleo di Alessandro Magno e dopo averne contemplato il corpo, gli pose in capo una corona d’oro, e fattolo coprire di fiori, lo venerò” (Vita dei Cesari, Augusto, 18).

 

Da ciò che ora ne resta è difficile dare un’idea della sua magnificenza, se Strabone scrittore contemporaneo di Augusto e di Tiberio, non ce ne avesse lasciata una bella descrizione avendolo visto quando era stato ultimato da poco, illustrando anche tutta l’area del Campo Marzio:

 “La straordinaria grandezza della pianura permette senza impaccio le corse di carri e ogni altro esercizio ippico, e insieme gli esercizi con la palla e il cerchio, e la lotta. Le opere d’arte disposte intorno, il suolo erboso per tutto l’anno e la corona di colline che si avanzano fino alla riva del fiume e offrono un colpo d’occhio scenografico, fanno sì che a malincuore se ne distolga lo sguardo. Accanto a questa pianura vi è un’altra pianura e portici disposti in cerchio, boschetti, tre teatri,un anfiteatro, templi sontuosi e vicini gli uni agli altri, così che il resto della città sembra quasi un’appendice di questa. Ritenendo questo luogo il più sacro di tutti, furono costruiti qui i monumenti funerari degli uomini e delle donne più illustri. Molto ragguardevole è il cosiddetto Mausoleo, un’altura artificiale che sorge lungo il fiume sopra un alto zoccolo di marmo bianco, ed è ricoperta fino alla cima di piante sempreverdi. Sulla sommità c’è una statua bronzea dell’imperatore Augusto. Nel tumulo si trovano la sua tomba e quelle dei suoi parenti ed amici. Dietro il tumulo vi è un boschetto sacro, molto grande e con magnifici vialetti, e in mezzo alla radura il recinto dove il corpo di Augusto fu bruciato” (Strabone, Geografia V, 3, 8)

Strabone  testimonia dunque la tradizionale utilizzazione del Campo Marzio come luogo di sepoltura pubblica fin da epoca molto precedente la realizzazione del Mausoleo di Augusto, la cui localizzazione in questo luogo particolare si spiega anche attraverso tale tradizione.

 

Il maestoso sepolcro destò anche l’ammirazione di Svetonio:

 “Augusto aveva costruito questo monumento tra la via Flaminia (l’antica via Flaminia) e la riva del Tevere, durante il suo sesto consolato, e fin da allora aveva aperto al pubblico i viali che lo circondavano e i boschetti che vi crescevano intorno, concedendone l’uso al popolo” (Vita dei Cesari, Augusto,100).

Anche Svetonio sottolinea l’esistenza, attorno al Mausoleo, di boschetti e viali destinati al pubblico svago. Queste due descrizioni suggeriscono l’idea di un’ampia area aperta non edificata e occupata da verde, nella quale doveva stagliarsi l’immensa mole del Mausoleo, dove per primo ad essere deposto, nel 23 a.C., come ci dice Virgilio nell’Eneide, fu il giovane Marcello, nipote e genero di Augusto che lo aveva designato suo successore. L’iscrizione su lastra di marmo fu ritrovata nel 1927. Furono poi sepolti nel monumento il genero Agrippa, Druso maggiore, Lucio e Gaio Cesari. Augusto li raggiunse nel 14 d.C., seguito da Druso minore, Livia, Tiberio, Agrippina, Claudio, Britannico e ultimo Nerva.

 

Tornando alle fonti storiche, Ammiano Marcellino (320-390) nelle Historiae (L. XVII,12-16) racconta che i due obelischi davanti al Mausoleo non erano stati eretti da Augusto ma da uno dei suoi successori. Nello spazio anulare che circonda il Mausoleo gli scavi hanno riportato alla luce le fondazioni di sostegno dei basamenti dei due obelischi, che fiancheggiavano il monumento in posizione simmetrica, posti a oltre 30 metri di distanza dall’ingresso.

 

Il monumento, integro e venerato sino alla tarda epoca romana, subì gravi danni durante l'invasione barbarica dei Goti di Alarico nel 416. Nel Medioevo la statua dell’imperatore, che stava in cima al tumulo, fu fusa per farne monete. Abbandonato e soggetto a ulteriori saccheggi in epoca medievale, il mausoleo subì numerose trasformazioni. Fu usato come fortezza dalla famiglia Colonna (XII secolo), come giardino, come anfiteatro nel XVIII secolo e infine nel 1907 fu ceduto al Comune di Roma e trasformato in sala per concerti con il nome di Auditorium Augusteo. Dal 1936 iniziò la demolizione dell’Auditorium voluta da Mussolini per restituire al Mausoleo il suo aspetto di sepolcro imperiale. Ma l’operazione “portata a termine in soli due anni, con una rapidità incredibile - spiega l’archeologa della Sovrintendenza Elisabetta Carnabuci, responsabile del monumento - non ha lasciato pressoché nulla Purtroppo assieme all’Auditorium è stato cancellato anche il potente interro archeologico, alto dai 10 ai 14 metri e accumulatosi sotto la platea della sala concerti; si è così persa  la possibilità di analizzare le imponenti strutture riferibili ai piani superiori del sepolcro”.

Il Mausoleo, a causa  dell’alternanza di spoliazioni, costruzioni e successive distruzioni, si trova in uno stato lacunoso e degradato, infatti si è conservata soltanto la porzione inferiore del volume architettonico, corrispondente a circa un terzo degli elevati originari. Riportarlo all’antico splendore sarà un’impresa ardua e lunga, sempre che arrivino i finanziamenti necessari.

 

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