Inflazione sopra lo...‘0’ a gennaio. Sarebbe già una notizia se gli altri grandi Paesi europei non viaggiassero ad altre...velocità, sostenute da una migliore crescita. Secondo l’Istat si registra un +0,2% provvisorio rispetto a dicembre ( ma era lo 0,3% nello stesso mese del 2016) ed un +0,9% su gennaio 2016 ( mentre l’anno scorso era -0,2%). Che sia un inizio soft lo segnala l’inflazione di fondo, depurata delle voci più dinamiche come i prodotti energetici e gli alimentari di stagione, attestata allo 0,5% contro un +0,6% nel dicembre 2016. A farla da padrone sono sempre i beni energetici e quelli alimentari non lavorati, ovvero i prodotti più volatili dei 706mila prezzi sotto osservazione ogni mese in 80 comuni italiani. Il resto è un incedere incerto che rende bene l’andamento in tono minore dei consumi.

Il nostro stare al passo con i tempi è testimoniato dall’ingresso nel paniete dei prodotti ..vegani, dei vegetali centrifugati mentre escono le videocamere tradizionali. Forse un segnale di maggiore attenzione alla salute ed ai costi da terzo millennio, certamente però non un segnale dello stato di salute dell’economia del Paese. Semmai un campanello d’allarme, sia pur minimo, viene dal rialzo dei beni alimentari che balzano al +2,3% di gennaio dal +0,8% di dicembre, mese per giunta di acquisti natalizi. Un aumento che incide soprattutto sui bassi redditi, compresi quelli da pensione che nella stragrande maggioranza dei casi notoriamente non entrano nella categoria di quei pochi ricchi veri che spopolano nel mondo a scapito di quello che possiede l’altra metà del resto dell’umanità...Anzi sono lontani anni luce, come è noto.
Il dato dell’inflazione, pur contenendo una modesta accelerazione legata a fenomeni contingenti (e comunque non certo graditi per i consumatori), conferma il cammino a fondo valle della nostra economia, quando invece la crescita potrebbe essere un fattore decisivo per ridurre le apprensioni ad esempio relative a deficit e debito. Le previsioni di ritocchi eventuali all’Iva e alle accise per corrispondere alle richieste di Bruxelles possono far immaginare un’ulteriore accelerata nei prossimi mesi, ma che non potrà essere considerata una reale impennata delle dinamiche dell’economia reale. Anzi, potrebbe viceversa allinearsi fittiziamente ai livelli degli altri Paesi dando nuove motivazioni a chi sta chiedendo alla Bce di ridurre il suo impegno sul Qe (quantitative easing), che oggi appare come la migliore difesa per la nostra incerta situazione economica.

Insomma, camminiamo ai margini di insidiose sabbie mobili. Le prospettive non inducono ad ottimismi per il semplice motivo che non si vedono. A questo punto perfino i...gufi rischiano la disoccupazione, visto che la realtà basta ed avanza nel generare apprensione ed interrogativi. Sembriamo un Paese letargico nemmeno in modo naturale, ma che riesce a chiudere gli occhi solo a colpi di sonniferi. Il presidente del Consiglio, Gentiloni, parla di un’attenzione positiva degli altri Governi europei. Ma, come dice Junker, l’Europa è fatta anche di dettagli (come sembra esserlo perfino lui...), ma sono proprio quelli che possono mandarti a fondo. Fare tutto quello che è in nostro potere (e che è già difficile immaginare di fare), potrebbe non bastare. Un sussulto di coscienza politica a questo punto sarebbe salutare.

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