di Maria Pellegrini

 

A Milano è tutto mirabile: abbondanza d’ogni cosa,

    palazzi innumerevoli ed eleganti, eloquente ingegno degli abitanti,

    costumi improntati a gaiezza; inoltre l’aspetto del luogo

    è amplificato da una duplice cerchia di mura, e per diletto

    della gente v’è un circo e la mole cuneiforme d’un teatro coperto;

    e templi, un palazzo imperiale, una florida zecca,

    un quartiere celebre denominato Bagni di Ercole,

    i colonnati tutti adorni di statue marmoree e le mura

    che circondano a guisa d’un bastione il margine della città.

    Per le forme grandiose tutto sembra rivaleggiare in magnificenza

    con Roma, e non la opprime la ravvicinata prossimità di essa.

 

Di chi sono questi versi che elogiano la città di Milano, in questi giorni  al centro dell’attenzione mediatica per l’EXPO e i fatti accaduti nel giorno dell’inaugurazione di quest’evento? L’autore è Ausonio, il poeta più rappresentativo del IV secolo, la cui vasta produzione comprende anche un libretto intitolato “Ordine delle città famose” nel quale descrive in versi venti città, le più famose dell’impero elencandole, a suo giudizio, secondo l’ordine di importanza: Roma, Costantinopoli, Cartagine, Antiochia, Alessandria (d’Egitto), Treviri, Milano, Capua, Aquileia, Arles, Siviglia, Cordova, Tarragona, Braga, Atene, Catania, Siracusa, Tolosa, Narbona, Bordeaux. L’opera è interessante perché le poesie offrono dati non trascurabili sulla cultura, sul commercio, i monumenti e l’importanza di queste  città poste in varie parti del mondo romano.

 

Naturalmente la prima città è Roma alla quale il poeta dedica un solo verso:

“Prima fra tutte le città, sede degli dei, è l’aurea Roma.”

 

(A Bordeaux, sua città natale dedica invece il componimento più ampio, di 40 versi). Anche se ama la sua città, Ausonio concepisce per Roma tutta la venerazione possibile e la ricorda sempre con tutti gli attributi che indicano il suo rispetto e amore (“Romam colo” Venero Roma; “Roma caput rerum”, Roma, capitale dell’universo).

Il settimo posto è riservato a Milano, città fondata dai Galli insubri intorno al V secolo a. C. Divenuta un importante centro dell’area padana, fu occupata dai Romani una prima volta nel 222 a. C. e definitivamente nel 196. Nell’89 le fu riconosciuto lo stato di colonia latina e nel 49 divenne municipio e fu posta al tempo di Augusto a capo della XI regione d’Italia. La città ebbe grande sviluppo soprattutto nel III e IV secolo dopo Cristo, fino a diventare nel 292 capitale dell’impero romano d’Occidente. (I Bagni di Ercole citati nel verso 7 sono chiamati così perché costruiti sotto Massimiano, soprannominato Ercole, divenuto imperatore d’Occidente nel 286,  mentre  Diocleziano lo era dell’Oriente).

 

Ausonio è uomo di “transizione” fra il mondo antico e quello romano-barbarico. Siamo nel IV secolo d. C., attraversato da tragici e decisivi eventi storici e contrastanti esperienze culturali e religiose. È soprattutto un secolo di lotte politiche e spirituali. Lo dominano imperatori di eccezionale statura: Diocleziano (284-305) con la sua “tetrarchia” (un Augusto e un Cesare per l’occidente, e un Augusto e un Cesare per l’oriente) e il conservatorismo pagano, le durissime campagne militari a difesa dell’impero, la genialità di organizzatore e di eccelso burocrate; Costantino (306-337) che con la sua lungimiranza sul terreno religioso sancisce il principio della tolleranza  e dà libertà di culto ai cristiani, ponendo fine alle persecuzioni; Giuliano detto l’Apostata (361-363) per il suo tentativo di restaurazione del paganesimo, ma valoroso combattente caduto in guerra; Valentiniano I (364-375 ) continuamente impegnato nelle campagne di contenimento contro gli Alemanni che premono minacciosi alla frontiera; e Teodosio il Grande (379-395), colui che trasforma il cristianesimo da religione perseguitata in religione di Stato, e a sua volta persecutrice degli “infedeli” pagani.

Il cristianesimo pervade la società, entra nelle corti, conquista gli imperatori, ma con ciò egli stesso si snatura, diviene lassista, a volte si corrompe, perde lo slancio evangelico, diviene opzione opportunistica per la carriera. Comunque la battaglia del cristianesimo è vinta. Anche Ausonio aderisce al cristianesimo, ma è piuttosto un atto formale per non deludere le aspettative della corte di Treviri che ormai condivide la lotta al paganesimo del vescovo di Milano Ambrogio.

Nato a Bordeaux intorno al 310, Ausonio studia lettere latine e greche e a soli ventiquattro anni diviene professore di grammatica. Nel 364 è chiamato dall’imperatore Valentiniano I come precettore del figlio, il futuro imperatore Graziano. È sempre al suo fianco e lo segue anche nella spedizione contro gli Alemanni nel 368. Quando alla morte del padre, Graziano è nominato imperatore, comincia la carriera politica di Ausonio fino al consolato nel 379. Ma poi rapporti con il giovane imperatore, mutati a causa dell’influenza esercitata su di lui dall’autoritario Ambrogio, spingono Ausonio a ritirarsi nei pressi di Bordeaux in una villa ereditata dal padre. Ma è un ritiro “dorato”, durante il quale il grande retore e grammatico può concludere pacificamente la sua carriera di poeta e vi rimane fino alla data della sua morte, avvenuta fra il 393 e il 394.

Le numerose sue opere, hanno il carattere dell’esercitazione letteraria, testimoniano la sua abilità, i virtuosismi stilistici, l’immensa cultura, ma sono preziose per tutta una serie di notizie su personaggi, usi e costumi di quel tempo, ma spesso  fuori dalle corde del suo estro.

Fra le opere in versi la più estesa e celebre è un poemetto dal titolo “Mosella” nella quale Ausonio descrive il percorso del fiume, e, quasi come un itinerario di viaggio, le bellezze del paesaggio circostante, dando libero sfogo a un’esposizione ricca di particolari: i battelli che transitano nel fiume, le ville sparse lungo le rive tra boschi lussureggianti, i fondali pescosi, i riverberi della luce sull’acqua. Nella descrizione della natura si manifesta il gusto idilliaco del poeta e la sua felice vena descrittiva.

Un autore discontinuo, dunque, ma anche capace di autentica poesia.

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