Luciano Neri: "ELEZIONI IN UMBRIA: coalizione unitaria e candidato unico del centrosinistra, altrimenti lavorate per Salvini”

I gruppi dirigenti del Pd, del centrosinistra e dei 5stelle dell’Umbria si fermino, riflettano sulle possibilità e sui rischi, facciano un’inversione di 180 gradi verso l’unità. La smettano di discutere e agire in forma autolesionista e autoreferenziale. La smettano di darsi “mazzate alla cecata” (Camilleri) come rissosi naufraghi in una barca malmessa che va incontro alla tempesta. La smettano di lavorare per Salvini e comprendano la vera posta in gioco, che non è quella di perdere una Regione irrilevante di 800.000 abitanti, quanto quella di consentire alla Lega di esibire il “trofeo” della conquista della prima Regione “rossa”, ridando ossigeno ad un afasico Salvini e rivitalizzandolo. Gli consentirà di dire, come i sovrani pazzi e famelici delle crociate, “…oggi Costantinopoli e domani Gerusalemme”, “oggi l’Umbria, domani l’Emilia e … dopodomani il governo”. Gli abulici dirigenti del Pd e dei 5stelle dell’Umbria devono capire la posta in gioco, il quadro nazionale offre opportunità nuove e impone discontinuità a tutti. Non ci troviamo, neppure in Umbria, di fronte ad una destra normale all’interno di un fisiologico sistema liberale, ma di fronte ad un personaggio e a una organizzazione fascistoide che chiede “pieni poteri”, costituzionalmente eversiva, che diffonde odio e conflitti, che ha precipitato il nostro Paese dal punto di vista economico e sociale, che lo ha isolato e screditato a livello europeo e internazionale.
CIVICI, FALSI CIVICI, FALSI SOCIALISTI E MASSONI
Altro ragionamento deve esser fatto per Umbria dei Territori e civici vari. All’assise di Todi sono stati “tanati”. Dietro un civismo vero e un altro di facciata è emersa una presenza sconcia, “impresentabile”, di troppi craxiani/manchiani degli anni ’90 e di troppi massoni. Amministratori per ogni potere che hanno fatto parte di quella stagione politica umbra degli anni ‘90, segnata dalla questione morale, da denuncie e arresti che determinarono la caduta della giunta regionale e la prima crisi istituzionale e morale in una regione rossa. All’assemblea di Todi alcuni in Umbria dei Territori hanno difeso l’indifendibile, hanno rivendicato quella vergogna politica e amministrativa. Non la legittima e protagonista tradizione socialista dei fratelli Rosselli e di Pertini, ma il mascalzonismo craxiano e manchiano che, in Italia come in Umbria, ha cancellato il Partito (socialista) più antico d’Italia e trasformato una nobile tradizione politica in un fenomeno criminale. Personaggi arcaici e politicamente compromessi che ad Orvieto come ad Umbertide, a Terni come a Perugia hanno oggettivamente lavorato per far vincere la Lega di Salvini. Se i Civici veri e onesti non prendono le distanze dagli avvoltoi craxiani che si accampano sui movimenti indipendenti, perdono qualsiasi credibilità. Se Umbria dei Territori, L’Altra Sinistra e le altre soggettività civiche (lascio perdere il movimento delle idee e del fare che è una (im)pura espressione dello spirito) non dicono che non hanno niente a che fare con autocandidature impresentabili come quelle dei vari Stirati (che ha giocato su tutti i tavoli, fino a scegliere quello più conveniente), dei Bacchetta o dei Santini, sono finiti come soggetto “civico”. Giocare una partita con esponenti craxiani e manchiani degli anni ’90 è politicamente immorale ed elettoralmente tombale. Al di là della forma e delle etichette, Bacchetta è l’esponente di tutto e di niente, socialista e anche no, di destra e di sinistra, sostanzialmente il rappresentante più qualificato del “Partito del Gallo”, che va dove tira il vento. Proprietario inquietante di un partito che quando si presenta alle nazionali prende il 2 per cento e alle amministrative, dove il voto è “più ravvicinato e condizionabile”, il 20. Certamente furbo rispetto al gerontocomio del gruppo dirigente del Pd umbro, ma comunque un cadavere politico socialista che si gioca il tutto per tutto, non avendo altra possibilità oltre quella della fine del mandato come sindaco tra due anni. Sta giocando una partita , che divide il centrosinistra, con una spregiudicatezza impunita resa possibile dal sostegno dei craxiani/massoni/finto civici e dall’ignavia di gruppi dirigenti locali del Pd di Città di Castello che lo sostengono. Opportunisti, politicamente bolsi e “usi ubbidir tacendo”. I veri civici della coalizione, se ci sono e meglio tardi che mai, alzino la voce e dicano qualcosa di trasparente e di giusto. Il Pd ritrovi il senno, la smetta con l’arrogante stupidità di chi pensa di avere un capitale elettorale che non ha più da tempo, cambi e si apra al massimo contributo plurale, chieda ad assessori e consiglieri regionali della passata giunta di aiutare facendo un passo indietro. E i 5stelle la smettano di gonfiarsi come la rana di Esopo, non si accontentino di perdere in solitaria la metà dei voti e di eleggere al massimo un consigliere. La pur non facile ma positiva conclusione della vicenda nazionale apre nuove opportunità e nuove responsabilità. La nuova alleanza per il governo nazionale funziona se si tratta di un cambiamento vero, a partire in primis dal Pd e dai 5stelle. Con coraggio, con senso di responsabilità e con un programma politico alternativo per l’Italia e per l’Umbria. La destra umbra è tutt’altro che irresistibile, i gruppi dirigenti sono penosi, dovunque stanno governando, da Terni a Perugia, hanno costruito fallimenti e frustrazione. Per il centrosinistra umbro competere è doveroso, vincere è possibile.
Luciano Neri

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