Di Ciuenlai - I tentativi di distacco e di presa di distanza dal Governo Draghi non fermeranno di certo l’irreversibile crisi del Movimento 5 stelle. Potranno (forse) farlo resistere , come spettatore di seconda fila, un’altra legislatura, ma poi basta. Perché il M5S ha, da tempo,  perso la caratteristica che ne faceva l’atro nascente della politica italiana. L’alternativa all’attuale assetto politico , con il quale non intendeva avere nessun contatto e nessun tipo di alleanza. Certo il progetto era confuso e talvolta contradditorio ma gli spunti legati alla “decrescita felice”, l’ambientalismo culturale la scelta di temi sociali (reddito di cittadinanza, salario minimo ecc.), né facevano un antagonista pericoloso del pensiero unico liberista.

Ma la fine è iniziata il giorno dopo la vittoria elettorale. Invece di proseguire sulla linea di 5 anni prima , si sono inseriti nel sistema che avrebbero dovuto “aprire come una scatoletta di tonno”. Un soggetto politico di quelle caratteristiche avrebbe dovuto formare un Governo di minoranza, proporre alle Camere il suo progetto, chiedere se qualche forza politica, magari inserendo alcuni  suoi elementi caratteristici, purchè in linea con il piano grillino, avesse l’intenzione di sostenere questo cambiamento radicale. Avrebbero sicuramente ricevuto tutti no. Si sarebbe quindi tornati a votare e , allora, la possibilità che i 5 stelle di superare la soglia del 40%, sarebbe stata altissima . E comunque Di Battista e soci avrebbero, in ogni caso, mantenuto la loro posizione “antisistema” corroborata da robusti consensi, da spendere all’opposizione dei rappresentanti del capitale finanziario.

Invece spunta un certo Conte, uomo che viene dal sistema (leggere curriculum nella nota a margine di questo articolo), il leader De Maio diventa “governi sta” e, piano piano, la massa di consensi, colpita dall’ennesima delusione vissuta in questi anni, quelli legati alla ricerca della sinistra perduta, torna a posizionarsi nell’area astensionista. Un processo simile alla svolta del “Nuovo Pci” e dei suoi derivati che ha portato alla formazione del Pd il partito conservatore del sistema per antonomasia.

GIUSEPPE CONTE UN UOMO DI “SISTEMA” – Il curriculum è tipico di un personaggio ancorato al sistema. Un personaggio di seconda fascia, misteriosamente salito alla ribalta, altrettanto misteriosamente scelto da forze esterne e appiccicato al movimento come leader del M5S. Ha insegnato in diverse università prima di diventare docente di diritto privato presso l’università di Firenze e l’università “Luiss” di Roma. Negli anni 2010 e 2011 (governo Berlusconi) ha fatto parte del Consiglio di amministrazione dell’Agenzia Spaziale Italiana e nel 2012  (Governo Monti) è stato nominato dalla Banca d’Italia componente dell’Arbitro Bancario Finanziario .Il 18 settembre 2013 (Governo Letta) è stato eletto dalla Camera dei deputati come componente laico del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, l'organo di autogoverno dei magistrati amministrativi, organo di cui è stato, tra il 2016 e il 2017, il vicepresidente (Governi Letta, Renzi e Gentiloni). Membro del Comitato scientifico della Fondazione Italiana del Notariato e di numerose associazioni scientifiche, italiane e internazionali, nel campo del diritto privato e del diritto commerciale, ha fatto parte di diverse commissioni ministeriali di riforma. Che ci azzecca uno come lui con il progetto 5 stelle?

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