di Stefano Vinti.

Nel 61 a.C. Pompea Silla, seconda moglie di Giulio Cesare, fu protagonista di un clamoroso scandalo.Tra la notte del 4 e del 5 dicembre, si festeggiavano i riti in onore della 'Dea Bona' nella casa di Cesare, pontefice massimo e pretore. I riti erano officiati da sole donne e agli uomini era severamente vietato partecipare.
Clodio, un patrizio appartenente alla potente gente Claudia, un agitatore politico intelligente e ambizioso, si era travestito da donna per entrare nella casa di Cesare. La violazione del rito, una provocazione contro il costume religioso, screditava Pompea, che si diceva tra l'altro essere oggetto delle attenzioni di Clodio, ma fu scoperto e scacciato dalla madre di Cesare.
Il giorno dopo in tutta Roma non si parlava d'altro.
Cesare ripudiò Pompea per difendere la propria dignità; tuttavia al processo dichiarò che Clodio e Pompea non erano amanti. Quando i giudici gli chiesero perchè avesse allora divorziato, rispose:"La moglie di Cesare deve essere al disopra di ogni sospetto".
Questa storia antica mi è venuta in mente, mentre assistevo al Consiglio comunale di Perugia che stava discutendo la revoca del Presidente del Consiglio comunale, che risulta citato in una intercettazione telefonica tra bos della 'ndragheta, ma non è indagato.
Mi sono immaginato che si alzava dai banchi, prendeva la parola e diceva:"Sono estraneo a qualsiasi rapporto con la 'ndragheta, ma mi dimetto da Presidente del Consiglio comunale di Perugia, perchè questo ruolo non può sostenere anche il pur minimo sospetto".
Appunto, pura fantasia. Ho visto,invece, una destra difendere il Presidente dietro tecnicismi, alquanto dubbi, ho sentito alcuni interventi ridicoli e senza dignità. Alla fine non è comparso neppure un surrogato di Giulio Cesare. Da un 'volta giubba' non ci poteva aspettare granchè.

Foto per gentile concessione di UmbriaJournal.

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