di Michele Bulgarelli* - JacobinItalia.

Siamo a Borgo Panigale, quartiere operaio alle porte di Bologna. Qui è nata nel 1936 la Ducati. Da subito, la storia dell’azienda è legata alla storia del sindacato in fabbrica. In Ducati si raccoglievano contributi per le brigate Garibaldi in Spagna, in Ducati erano attivi i nuclei di antifascisti nel ventennio, la Ducati è stata salvata dai partigiani dopo i bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. La storia della Ducati è anche quella dei licenziamenti per rappresaglia negli anni Cinquanta ed è legata al movimento delle donne, dal momento che le produzioni di elettrotecnica vedevano occupata nei reparti produttivi una manodopera soprattutto femminile. Per certi versi però la Ducati è un’anomalia nel panorama bolognese perché, sin dal periodo delle partecipazioni statali (fino al 1985), in azienda c’è sempre stata una presenza di tutte le organizzazione sindacali confederali Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil, anomalia in un territorio in cui la Fiom è largamente maggioritaria nel settore. La Ducati è sempre stata un’azienda sindacalizzata con una ricca contrattazione aziendale e consolidate relazioni sindacali;  oggi in Ducati Motor su 1200 lavoratori a tempo indeterminato il tasso di sindacalizzazione si attesta tra il 30% e il 40% e va inoltre considerato che la metà dei lavoratori sono white collar e che, nonostante il lavoro che la Fiom di Bologna e le delegate e i delegati della Fiom hanno svolto negli ultimi anni, la maggior parte degli iscritti si concentra tra gli operai.

Dal 2012 Ducati Motor è stata acquisita dal Gruppo Audi-Volkswagen e, negli anni successivi, si è sviluppato un processo di evoluzione delle relazioni che hanno preso a riferimento i principi contenuti nella Charta dei rapporti di lavoro nel Gruppo Volkswagen. La Fiom di Bologna, dell’Emilia Romagna e i delegati della Fiom in fabbrica hanno da subito costruito una cooperazione permanente con i compagni e colleghi della IG Metall (di Wolfsburg, sede di Volkswagen, e di Ingolstadt, sede di Audi) e scommesso sulla sperimentazione di un modello di relazioni sindacali che prendesse spunto dal cosiddetto “modello tedesco” e che si innestasse sulle consolidate relazioni sindacali in azienda e sulle pratiche sindacali diffuse a Bologna e in Emilia Romagna, arrivando quindi all’accordo aziendale del 4 marzo 2015, definito “Contratto Aziendale e di Partecipazione”.

L’accordo del 2015 ha affrontato tanti temi: si è trovata una soluzione condivisa in materia di turnazioni per le lavorazioni meccaniche (officina) che interessano anche il sabato e la domenica (21 turni di lavoro, 5 squadre, 30 ore medie settimanali di lavoro pagate 40 con importanti maggiorazioni); si sono definite le modalità di gestione della stagionalità e dei percorsi di stabilizzazione; si è trovata una soluzione innovativa e apprezzata in materia di miglioramento continuo che prevede il coinvolgimento dei lavoratori e un complesso sistema di remunerazione e di premi (premi Gmk e premio di Team).

Ducati è una realtà molto complessa e su questo si tornerà nelle conclusioni. Negli anni tra la sottoscrizione dell’accordo del 2015 e l’avvio della vertenza per il rinnovo del contratto, si sono svolti tanti e diversi confronti e sottoscritti tanti accordi su diverse aree aziendali e riguardanti diversi aspetti della vita in azienda.

La Fiom in questo periodo ha cercato di riunificare il lavoro, in tutte le sue forme. Abbiamo coinvolto di più del passato le impiegate e gli impiegati – anche con assemblee fuori orario di lavoro -, abbiamo svolto confronti con i lavoratori delle aree tecniche – ad es. Ducati Corse -, abbiamo coinvolto e sindacalizzato tanti lavoratori e lavoratrici di aziende in appalto, dalla logistica interna ai magazzini situati ad Anzola Emilia, Calderara e a Sala Bolognese. Volevamo superare il rischio di essere confinati alla rappresentanza degli operai e ci siamo riusciti, con la costruzione di una piattaforma sindacale che parlava a tutta l’azienda e con un accordo che, come i dati del referendum testimoniano, ha riunificato il lavoro con il consenso delle lavoratrici e dei lavoratori, operai ed impiegati.

L’accordo firmato dopo l’approvazione tramite referendum dalla Rsu Ducati Motor e da Fim Fiom Uilm Bologna lo scorso 5 marzo 2019 arriva dopo oltre 20 incontri di trattativa svolti a partire dalla piattaforma sindacale. Si tratta di un accordo ricco da tutti i punti di vista, quasi quaranta pagine di testo, che si articola intorno a tre grandi temi: l’assetto industriale, il sistema degli orari di lavoro e la parte economica.

Innanzitutto si conferma il ruolo strategico dello stabilimento di Borgo Panigale nell’assetto internazionale di Ducati e si consolida l’occupazione, che nell’ultimo triennio è cresciuta di 137 lavoratrici e lavoratori a tempo indeterminato, portando l’organico a tempo indeterminato a 1208 dipendenti a fine 2018. Ora siamo in alta stagione e ai lavoratori a tempo indeterminato si aggiungono i circa 200 lavoratori operai stagionali che entrano in azienda nel periodo febbraio-luglio, all’interno di un sistema contrattuale che prevede l’incontro con il sindacato di fabbrica nei primi giorni di permanenza in azienda, un “sistema di valutazione” trasparente che permette di sapere con ragionevole certezza – al termine del proprio contratto – se si sarà richiamati per le stagioni successive e livelli retributivi (salario mensile e premi) molto alti.

I capitoli sui regimi di orari di lavoro, che affiancano la parte molto corposa sui diritti individuali (borse di studio, previdenza complementare, permessi per visita medica) e sull’organizzazione del lavoro, occupano quasi dieci pagine dell’accordo. Abbiamo voluto affrontare tanti temi: concretizzare le sperimentazioni avviate in autunno su smart working per i white collar e il dual part time in produzione, oltre alle flessibilità in entrata in diverse aree aziendali. Abbiamo strutturato, inserito nella contrattazione aziendale e rafforzato il sistema denominato “ore + / ore –“ e che riguarda tutti i lavoratori “a fortait” (dal 6° livello in su) rendendo possibile recuperare nel trimestre le ore effettuate oltre l’orario contrattuale (con la possibilità di recuperi a giornata in caso di richieste di lavoro al sabato); per i lavoratori impiegati nelle aree indirette e non a forfait è stata infine prevista una flessibilità a gestione del lavoratore di un’ora all’interno della settimana. Un obiettivo aggiuntivo è stato l’avvio di un percorso per la costruzione di una cultura “a favore della riduzione dell’orario di lavoro”.

Prendendo a riferimento l’accordo che l’Ig Metall ha raggiunto nei più importanti lander tedeschi lo scorso febbraio, abbiamo introdotto con questo contratto aziendale la possibilità per tutte e tutti di autofinanziare (dalla tredicesima mensilità) fino a 5 giorni di ferie/permessi in più all’anno. 

Del capitolo sugli orari di lavoro i compagni e le compagne delle Fiom sono particolarmente orgogliosi: abbiamo costruito tutti insieme un accordo che parla all’insieme dell’azienda, che rafforza anche il valore degli accordi sindacali – perché le maggiori libertà personali legate ai sistemi di orario di lavoro sono frutto di contratti collettivi e non benefit riconosciuti unilateralmente dall’impresa -, che affronta i temi posti dalle trasformazioni del mondo del lavoro e della società.

Infine la parte economica: il salario, come continuiamo a chiamarlo noi. L’accordo riconferma un Premio di Risultato su due fasce (a seconda del livello di inquadramento) con un valore massimo pari a 2700/2900 euro lordi annui e prevede l’aumento di una voce retributiva annuale (erogata con la busta paga di luglio e denominata “quota strutturale” – ora “premio feriale”) che passa da un valore che andava dai 347 euro annui per i livelli più bassi ai 566 euro annui dei livelli più alti a 1300 euro annui uguali per tutti a regime a giugno 2021 (720 euro uguali per tutti a giugno 2019, 1000 euro uguali per tutti a giugno 2020). Questo aumento è fisso e non legato ad alcun indicatore; è stata una decisione della delegazione sindacale scegliere questa voce della retribuzione sulla quale collocare i “costi contrattuali” della tornata negoziale.

Su questo aspetto possiamo notare come in Ducati si incrocino il protagonismo del sindacato e il confronto con l’impresa con interventi legislativi e fiscali che, negli ultimi anni, sono intervenuti in modo preciso andando a limitare l’autonomia delle parti nella contrattazione. Infatti dal 2008 in poi i Governi che si sono succeduti hanno incentivato con politiche fiscali di favore la variabilizzazione del salario erogato attraverso la contrattazione a livello aziendale, poiché solo le somme erogate a titolo di “Premio di Risultato” (con carattere quindi di effettiva variabilità) possono accedere alla tassazione agevolata al 10%, fino ad un massimo di 3000 euro annui. In Ducati il Premio di Risultato è già intorno ai 3000 euro, soglia massima detassabile; abbiamo pertanto potuto lavorare ad un aumento strutturale di salario senza il rischio che – come avviene in altre imprese – nascesse una discussione tutta dentro il sindacato e tra i lavoratori – ma con un interesse preciso anche delle imprese ad evitare l’aumento strutturale del costo del lavoro – su dove collocare e come definire gli aumenti salariali/premi contrattati.

In Ducati abbiamo ottenuto un risultato davvero straordinario che non solo dimostra che si possono aumentare, anche a livello aziendale, gli stipendi dei lavoratori in modo strutturale, ma anche che l’aumento dei salari può andare insieme alla rimodulazione degli orari di lavoro in un’ottica della loro riduzione.

Se troppo spesso salario e orario vengono messi in contrapposizione (se vuoi lavorare di meno devi essere disponibile a ridurti lo stipendio o, dall’altro lato, se vuoi guadagnare di più devi fare straordinari/turni o comunque mettere “al lavoro” più “tempo personale” possibile), in questa trattativa abbiamo lavorato tanto, anche insieme ad una Direzione aziendale che ha ascoltato le proposte che arrivavano dai lavoratori attraverso la delegazione sindacale, alla costruzione di un complesso sistema che può rappresentare un punto di riferimento per tante altre imprese e tante altre contrattazioni.

Sicuramente l’accordo Ducati è stato possibile, infine, anche grazie al contesto territoriale in cui ci troviamo. A Bologna discutiamo da tempo su come introdurre nella contrattazione forme di migliore conciliazione tra tempo libero e tempo di lavoro e l’esempio più strutturato in tal senso è rappresentato dai “nuovi orari” della G.D (azienda del Gruppo Coesia, leader nel settore del packaging), innovando una tradizione che, dagli anni Novanta, ha visto il sindacato dei metalmeccanici impegnato a ridurre gli orari di lavoro a parità di salario (i turnisti nelle più importanti imprese metalmeccaniche lavorano 7 ore a turno, contro le 7 ore e mezzo previste dal contratto nazionale). Oggi per un sindacato industriale come la Fiom assumere la centralità degli orari di lavoro nella contrattazione significa accettare le sfide rappresentate dalle grandi trasformazioni tecnologiche (quanta occupazione e quali mansioni ci saranno da qui a dieci/venti anni nelle aziende del settore?), dall’obiettivo di costruire una cultura diffusa tra i lavoratori sulla riduzione dei tempi di lavoro, e dalla necessità di costruire un rapporto strutturato con una parte sempre più significativa del mondo del lavoro, le impiegate e gli impiegati.

Nell’accordo Ducati possiamo leggere tante complessità, le complessità di un’impresa internazionale (con un’importante stabilimento produttivo in Thailandia, un sito in Brasile, una strategia di sviluppo in India) ma con la testa e un assetto industriale saldamente collocato a Borgo Panigale; la complessità di un mercato (quello delle moto oltre i 500cc) che fa i conti con volumi che non sono più tornati ai livelli pre-crisi 2008 e con il cambiamento anche della cultura dei giovani e potenziali clienti del futuro; la complessità di un’azienda che è tante aziende insieme (le lavorazioni meccaniche, la ricerca e sviluppo, l’assemblaggio dei motori e dei veicoli, le Corse, gli uffici, la logistica, i negozi, ecc…), ognuna con le sue esigenze e con bisogni diversi da parte dei lavoratori, che il sindacato deve riunificare con una strategia e un’azione visibile e riconosciuta. La complessità della Ducati è anche il pluralismo sindacale presente da sempre, una storia di consolidate relazioni (con accordi tutt’ora applicati che risalgono agli anni Settanta), le sperimentazioni in corso nel rapporto tra scuola e azienda (come il progetto Desi – Dual Education System Italy), fino alla complessità rappresentata dalla stagionalità (che vuol dire utilizzo della flessibilità, contratti a termine, grande ricambio di personale tutti gli anni, un’azienda che cambia volto e suoni dalla primavera all’autunno).

Penso davvero che questo contratto possa diventare punto di riferimento per tante esperienze, anche perché in questo accordo si vede tutta la forza della “democrazia metalmeccanica”, la forza dell’idea radicale di democrazia sindacale praticata in questo caso unitariamente da Fiom Fiom Uilm (a differenza di quanto succede in Fca): costruzione della piattaforma (le richieste da presentare all’azienda) in assemblee dentro e fuori l’orario di lavoro, prima con gli iscritti e poi con tutti i lavoratori, referendum sull’ipotesi di piattaforma, poi la trattativa con oltre 20 sessioni di negoziato, fino all’ipotesi di accordo che viene distribuita a tutte e tutti le lavoratrici ed i lavoratori che diventa accordo vero e proprio solo dopo l’approvazione da parte dei lavoratori attraverso un nuovo referendum a scrutinio segreto.

L’accordo della Ducati può diventare punto di riferimento anche perché dentro le sue quasi quaranta pagine c’è un’idea di sindacato, di quel sindacato di cui c’è tanto bisogno in questo paese, un sindacato che vive della partecipazione, dell’intelligenza e del protagonismo delle persone, che ha bisogno che i lavoratori e le lavoratrici si iscrivano, prendano la tessera, perché solo così si è più forti tutti insieme, un sindacato che tutti i giorni prova a riunificare il lavoro, a realizzare e immaginare nuovi diritti, a non lasciare da solo nessuno, a redistribuire ricchezza e a costruire sempre un punto di vista autonomo e indipendente, quello del lavoro.

*Michele Bulgarelli è segretario Generale della Fiom Cgil di Bologna

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