di Alfonso Gianni.

Renzi, riprendendo pari pari gli editoriali del Sole24Ore (in particolare di Sergio Fabbrini) afferma che "La scelta elettorale del prossimo 4 marzo ha la stessa importanza di quella del '48. Allora l'esito del voto permise all'Italia di restare nel fronte occidentale, con queste elezioni si deciderà se l'Italia continuerà ad essere elemento chiave dello sviluppo europeo o se invece sceglierà una strada diversa" Con il che il segretario del Pd chiarisce due cose. La prima è come avrebbe votato nel '48 se non fosse nato molto dopo. La seconda che vuole cercare di schiacciare la contesa fra Europa Sì-Europa No; Euro sì - euro no. Ma le cose non stanno così. Che ci sia un legame tra le elezioni italiane, l'Europa e il prossimo appuntamento elettorale europeo del '19 non c'è dubbio. Come è stato per tutte le altre elezioni che nei vari paesi ci sono state nell'anno scorso. Ma il problema non è se stare o no in Europa, ma come ci si sta, se dicendo sì alle volontà del rinnovato asse franco-tedesco, oppure battendosi per riscrivere i trattati, eliminare il fiscal compact (a partire dal pareggio di bilancio nella nostra Costituzione), stabilendo la priorità dell'occupazione rispetto all'inflazione, aprendo l'Europa ai migranti.

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