di Giuseppe Carlo Marino.

C’è da essere davvero impressionati dalle poche immagini dei combattenti ucraini della nota Acciaieria di Mariupol che si arrendono ai russi. Colpiscono e inquietano quegli invadenti e provocatori tatuaggi, particolarmente vistosi sui corpi dei capi e di quant’altri sono proclamati “eroi” dalla propaganda nazionalista. Sono nazisti? Lo sono inconsapevolmente o consapevolmente? Che cosa significa per loro (e per noi) che siano denominabili “nazisti”? Ma lasciamo perdere; accantoniamo questi interrogativi. Chiediamoci piuttosto: quale “eroicità” (di quale tipo, di quale valore, se non dell’appartenenza ad un un culto barbaro della violenza a sostegno di uno sterminato orgoglio e di una personale “volontà di potenza” sospinta fino a considerare inutile la vita per sé medesimi e per tutti gli umani) può accreditarsi ad esseri di così evidentemente degradata esistenza culturale e civile, che in altri tempi avremmo incluso nella categoria della “feccia” dell’umanità disumanata e disumanante? Che cosa di autenticamente “eroico” possono contenere i cervelli di quei corpi che esibiscono una corporeità violenta e selvaggia come la loro unica risorsa? NIENTE!. Proprio NIENTE (il VUOTO ASSOLUTO) , se non quel che possono contenere i cervelli degli “ultras” più irriducibili di una squadra di calcio nelle “battaglie” degli stadi. Eppure si insiste a chiamarli “eroi”. E così si sta definitivamente riducendo a barbarie, a disumanità, e a disumanizzazione, l’idea stessa di “eroismo”. Ecco il nuovo nazismo (se non si ha altro termine per tentare di definire, seppure impropriamente, il fenomeno). ECCO IL NAZISMO DEL NOSTRO TEMPO! La guerra ucraina ce lo sta mostrando.

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