A livello nazionale il gruppo parlamentare di Sinistra Ecologia Libertà, insieme agli On. Civati e Fassina hanno presentato un piano del lavoro.

Ritengo che l’attenzione a questa iniziativa non sia stata sufficiente, anche perché come ha dimostrato il dibattito che si è svolto venerdì ad Assisi, tra il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi e la segretaria nazionale della CGIL Susanna Camusso, la tanto decantata ripresa, oltre che dipendere da fattori esclusivamente internazionali, non incide minimamente sulla priorità del Paese, che si chiama creazione di lavoro.

Il problema è ben presente in Umbria, dove i dati ci dicono che ad oggi ci troviamo di fronte a 39 mila disoccupati, 13 mila cassa integrati, con ammortizzatori in scadenza, 23 mila neet o scoraggiati, 55 mila lavoratori titolari di contratti estremamente precari incentrati sui voucher e su altri che spesso non superano la cadenza mensile.

Quindi in Umbria abbiamo a tutt’oggi il dato drammatico di 130 mila persone che vivono in condizione di estrema sofferenza rispetto a una dimensione fondamentale per la vita di ogni persona che si chiama appunto lavoro.  Vite che forse, direbbe Papa Francesco, sono e rischiano di essere per sempre di scarto.

Se a questo aggiungiamo le crisi della Perugina, della Colussi, il dramma della fascia Appenninica, dove il 12 ottobre 200 persone non avranno più nemmeno un assegno minimo di sussistenza, insieme alle 190 vertenze aperte in tutta la regione, da Terni a San Giustino, è evidente che occorre mettere in campo un’azione forte e di largo respiro.

Un’azione forte che può essere costituita da "Un piano del lavoro per l'Umbria", una proposta che la CGIL regionale fece già negli anni scorsi e che ora va assolutamente rilanciata e messa in pratica, finalizzando a questo obiettivo gran parte dei 1500 milioni di euro dei fondi europei destinati alla nostra regione.

Un piano che nel creare lavoro tuteli il territorio, l’ambiente e rilanci i nostri settori produttivi.

Penso che sia un intervento non solo utile ma anche necessario, ormai non più rinviabile. Anche nella nostra Regione si può e si deve dare una nuova e vera funzione alla politica.

Mario Bravi

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