Intervista allo storico Luciano Canfora

Nel suo ultimo lavoro "La trappola" lei punta l'indice sul sistema elettorale maggioritario indicato come origine di quasi tutti i mali che hanno afflitto la vita politica italiana nell'ultimo ventennio.
Dal 1993 nel nostro paese vige un sistema elettorale che distorce completamente la volontà popolare. In fondo era proprio questo il senso di quell'operazione, ossia dava fastidio l'idea che ci fosse una rappresentanza parlamentare di forze minoritarie, di opposizione radicale. Non bastava più detenere il potere in forma piena, ma bisognava cacciare dal Parlamento qualunque voce non omologata e la via più elegante era quella del maggioritario, fondato su un principio assolutamente cretino che si chiama "governance", che detto in inglese fa più effetto. Invece, piaccia o non piaccia, il compromesso tra forze diverse è l'unico modo per dare voce alla maggior parte dei cittadini.

I sostenitori del sistema bipolare-maggioritario le potrebbero obiettare che quest'ultimo è stato partorito da un referendum e quindi dalla volontà popolare.
Anche Benito Mussolini nel '29 ebbe un plebiscito referendario autentico. Il referendum del '93 è stato architettato dai vertici politici dei partiti principali. Quando il Pds ex Pci si convertì al bipolarismo pensando di vincere al tavolo da gioco le successive elezioni tutta la macchina di propaganda culturale, politica e giornalistica di quel partito si mise a suonare le campane a favore del maggioritario e portarono alle urne grandi milioni di persone raccontandogli una grossa menzogna.

Quale?
Che il sistema proporzionale frantuma la rappresentanza e tende a favorire accordi sottobanco tra i partiti. Ricordare che gli elettori hanno scelto è un'ovvietà, è come dire che l'acqua è bagnata, in realtà gli elettori scelsero come furono portati a scegliere, furono pilotati, martellati e oprati alle urne. Che l'elettorato possa compiere scelte sbagliate è evidente e la Storia ci fornisce diversi esempi.

In teoria il Porcellum sarebbe un sistema proporzionale
Solo in teoria poiché nel momento stesso in cui si introducono i concetti di quorum e di premio di maggioranza siamo all'interno di una cornice maggioritaria.

Come è cambiata la politica italiana in questo ventennio?
Continuiamo a dire le cose ovvie perché è molto utile. Il maggioritario qualunque ne sia la forma e qualunque ne sia la regola, impone all'elettore due strade. O votare per un partito che non gli piace, il cosiddetto "turarsi il naso" o addirittura lo spinge a non votare. Da vent'anni noi stiamo percorrendo entrambe le strade, l'astensione aumenta in modo vertiginoso, ultimo esempio le comunali di Roma dove la metà degli aventi diritto è rimasta a casa. E al tempo stesso, attraverso il ricatto del voto utile, costringiamo gli elettori a scegliere partiti lontani dalle proprie idee e convinzioni, alimentando la disaffezione per la politica. Quando ci viene scioccamente detto che le cosiddette grandi democrazie hanno intrapreso questa strada, si può citare l'America dove la gran parte degli elettori non va alle urne. Stessa musica per la Svizzera dove belle varie tornate si ha un'affluenza dei circa il 25-30%. Dire che questa è una prova di maturità per la democrazia è il colmo della stupidità.

In Francia si vota un po' di più
Chi conosce la Storia sa benissimo che il doppio turno alla francese fu introdotto dal generale De Gaulle per far scomparire il partito comunista il quale con lo stesso numero di voti passò da 150 a dieci deputati, favorendo l'accesa del più moderato partito socialista. Se io alleno l'elettore a votare al secondo turno un partito che non ne rispecchia le idee è come se gli suggerissi implicitamente di votare quel partito anche al primo turno, cancellando così le forze politiche che danno più fastidio. Quando De Gaulle arrivò al potere con il colpo di Stato del 13 maggio 1958, la prima misura che prese fu il cambiamento della legge elettorale allora proporzionale. La stessa cosa che fece Mussolini con la legge Acerbo che introdusse il maggioritario.

In queste settimane le forze politiche italiane parlano molto di presidenzialismo come fosse il compimento naturale del maggioritario
Attenzione, maggioritario e presidenzialismo spesso vanno a braccetto ma sono due cose diverse. In Italia una simile oziose sarebbe inaccettabile, basti pensare al fatto che il presidente della Repubblica è anche il capo del Consiglio superiore della magistratura. Immaginare che una figura di parte, cioè eletta soltanto da una parte delle forze politiche presieda il più importante organo giudiziario del paese lo può desiderare soltanto un mentecatto. Purtroppo queste ragioni di evidente chiarezza e buon senso non bastano se la macchina informativa procede nel senso contrario. Siamo giunti al principio di rifiuto del suffragio universale; tutta la lotta per costruire la democrazia dalla fine del 700 all'inizio del 900 ha ruotato attorno alla conquista del suffragio universale. Dato che oggi quel principio da fastidio, si cerca di mutarne gli effetti.

Come si esce da questa crisi della rappresentanza? Ritiene opportuno un ritorno della legge proporzionale in vigore durante la prima repubblica?
Ahimé non si tratta di decisioni soggettive che gruppi di persone possono prendere autonomamente, il problema riguarda i rapporti di forza nella realtà politica e nella realtà sociale. Nel nostro paese si sta smantellando lo Statuto dei lavoratori, si è svilito l'articolo 18, si è calpestato il principio del suffragio universale, il che significa che la lotta di classe favorisce i potenti e sfavorite le classi più deboli. Quando cambieranno i rapporti di forza cambieranno anche queste storture istituzionali.

Quanta ha da rimproverarsi la sinistra, anche quella situata a sinistra del Pd, prima vittima della deriva maggioritaria?
Tutto, a cominciare dalla sua incapacità di fare politica. C'è da compiere un duro lavoro di ricostruzione, nella cultura, nella comunicazione, nella scuola. Chi se la sente dovrebbe entrare nei partiti già esistente e fare battaglia al loro interno. Se mi consente una battuta siamo alla vigilia degli Stati generali, ossia siamo tornati indietro di due secoli e mezzo.

Daniele Zaccaria

 

Condividi