di Franco Astengo - La Sinistra quotidiana .

Alla domanda “che cosa dovrebbero fare i liberali per invertite il pendolo della storia?” il politologo polacco Jan Zielonka, che insegna a Oxford, risponde (intervista a Repubblica del 12 luglio):

“Intanto recuperare democrazia e uguaglianza, due stelle polari abbandonate dall’Europa. Negli ultimi trent’anni quelli che si chiamavano liberali hanno dato priorità alla libertà sull’uguaglianza. I beni economici hanno ricevuto più attenzione e protezione di quelli politici. E i valori privati sono stati accarezzati più dei valori pubblici”. Occorre occuparsi di più di giustizia sociale”.

Torna alla ribalta la grande questione storica del connubio tra democrazia e uguaglianza, dopo il tramonto dell’idea della “fine della storia” seguita al fallimento dell’inveramento statuale dei fraintendimenti marxiani del ‘900.

 Sembra inarrestabile la spinta distruttiva di regimi definiti populisti e di forze loro affini ben presenti nel cuore dell’Europa.

Non si tratta di banalità politiciste ma di una questione storicamente irrisolta sulla quale vale la pena riorganizzare l’agire politico, ricordando come sia necessario “cercare ancora” per andare oltre al liberalismo.

Nel travaglio della modernità, nel quadro di una vera e propria dissoluzione dei tradizionali rapporti politici, nel processo di superamento dello “Stato – Nazione” e di rovesciamento nei rapporti tra le grandi potenze, nello sfrangiamento dei rapporti sociali che avviene nell’esaltazione della barbarie dell’individualismo, si pone di nuovo l’evidenza dell’attualità di una concezione egualitaria che Marx criticava nella tendenza rozza a tutto eguagliare, così come criticava il diritto “borghese” (appunto liberale) astrattamente livellatore che applica eguali misure a tutti gli uomini senza tener conto delle differenze.

Da un lato un’eguaglianza astratta sul piano economico, dall’altro un livellamento burocratico sul terreno giuridico.

Sicuramente è mutato l’orizzonte della lotta di classe come punto di superamento della dicotomia appena indicata.

Ritorna in pieno il tema del socialismo, inteso come concezione del mondo rivolta a cogliere le possibilità storicamente date nelle prassi sociale.

Il socialismo inteso come impegno quotidiano e non come proiezione soltanto ideale per un’utopia il cui sfondo ideale va mantenuto sulla linea dei principi fornendo però, adesso nel momento storicamente dato, l’identità di un’organizzazione politica.

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