PERUGIA - E’ singolare come molti media si stiano preoccupando dell’indignazione che sta montando nelle piazze d’Italia nei confronti degli sviluppi di una crisi finanziaria ed economica globale come non si era mai vista nell’età moderna. Sì, perché fino a poco fa ci si stupiva da parte degli stessi media dello scarso potere di indignazione del popolo italiano, adducendo questa presunta apatia come una delle ragioni , se non la principale, che hanno consentito a Berlusconi di affermare il suo modello politico e culturale e ora che questa apatia sta lentamente ma decisamente lasciando il posto ad una indignazione collettiva che sta ogni giorno di più crescendo di livello, salgono anche le preoccupazioni di chi vi vede “dietro” nuovi pericoli per l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini, addirittura tentativi di eversione che non si sa dove andrebbero a finire.

Così gli stessi media stanno rapidamente montando la loro “macchina del terrore” ,con l’obiettivo di orientare l’opinione pubblica verso il rigetto nei confronti di chi manifesta contro una crisi che minaccia tutti. E’ questa la “novità”, la crisi minaccia tutti, in maniera diversa nei modi e nella tempistica, minaccia tutti e nessuno se ne può sentire al riparo . Ovviamente parlando di tempistica, è ovvio che chi ha meno risorse a disposizione, meno privilegi, meno agganci, eccetera, ne risente prima i nefasti effetti : disoccupazione, precarietà, disagio, abbassamento del potere di acquisto, malasanità, eccetera, e costoro altrettanto ovviamente sono i primi ad indignarsi e fra costoro i primi sono i giovani, che appaiono quasi come le vittime sacrificali di una situazione che non hanno voluto, che non hanno contribuito a creare, ma della quale devono, essi prima e più di tutti, sopportarne le conseguenze.

La globalizzazione continua , senza sosta, a mietere vittime, inesorabile, appare come la “peste del terzo millennio”, dove al posto della morte di milioni di individui a causa di un morbo sconosciuto, come avveniva nei secoli passati, questo nuovo tipo di peste che ha altre origini e altri percorsi ,ha però gli stessi effetti: la morte di milioni di persone, una morte strutturalmente diversa ma non per questo altrettanto devastante. Ma a differenza di quella antica la nuova peste è un morbo conosciuto nella forma e nella sostanza, si sa benissimo dove è nato, dove è stato incubato, dove ha cominciato a diffondersi,: nelle banche, nel sistema finanziario internazionale, ed è contro questi “nuovi untori” che cresce l’indignazione della gente, dei giovani prima di tutto, che riempiono le piazze, e presidiano le sedi della Banca d’Italia.

Il contagio non conosce sosta e miete vittime quasi attraverso una selezione darwiniana, e oggi, incredibilmente è arrivato anche a casa dei padroni, in Confindustria, dove l’amministratore della FIAT Marchionne sbattendo la porta in faccia al presidente Marcegaglia, ha recitato la parte dell’untore, portando il contagio dentro un palazzo che pensava di essere impenetrabile al virus e che oggi invece si trova a fare i conti con la propria sopravvivenza. Quanto sopravviverà la Confindustria senza la FIAT? Al virus della globalizzazione non interessa, lui va dritto per la sua strada, ma chi lo sta subendo non può certo accettare di sottoscrivere la propria morte senza neanche indignarsi e questo riguarda tutti, meditate gente, meditate.

Gian Filippo Della Croce

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