di Franco Astengo.

Come sempre accade in questi casi sono i numeri in cifra assoluta e non in percentuale quelli che aiutano a comprendere meglio l’andamento del voto sotto i suoi molteplici aspetti: proviamo quindi ad analizzare l’esito del primo turno delle elezioni presidenziali francesi in questa dimensione.

Primo dato da prendere in considerazione quello riguardante l’astensionismo.

Nel 2012 risultavano aventi diritto 46.028.542 elettrici ed elettori che, al primo turno espressero 35. 883. 209 voti validi pari al 77,96%.

Nel 2017 gli aventi diritto sono saliti a 46.891.594 e, al primo turno, sono stati espressi 35. 737. 724 voti validi pari al 76, 21%.

Ne consegue un incremento nelle espressioni di “non voto” pari all’1,57%. In tempi di grande difficoltà complessiva per l’espressione dell’opinione politica si può scrivere – in termini un poco d’antan – di “sostanziale tenuta” e di buona rappresentatività complessiva del sistema.

Il punto nevralgico però risiede nella rappresentatività di candidati: la quadri partizione nelle principali candidature rende, infatti, i due sfidanti al ballottaggio sicuramente insufficienti dal punto di vista della pienezza della rappresentanza politica.

Macron ha raccolto, infatti, 8.528. 585 voti che sono pari soltanto al 18,19% dell’intero corpo elettorale, mentre Marine Le Pen si p fermata a 7.658.990 pari al 16,33%.

Da questo punto di vista, della piena legittimazione, risulterà quindi molto importante il dato della partecipazione al ballottaggio e il relativo incremento di voti che si realizzerà attorno alle due candidature in lizza: si ricorda che nel 2012 Hollande passò da 10.272.705 voti a 18.000.668 (un incremento di quasi 8 milioni di voti) e Sarkozy da 9.753. 629 a 16.860.685 (un incremento di oltre 7 milioni di voti) e il totale dei voti validi, tra un turno e l’altro, registrò una flessione di circa un milione di suffragi, quindi del tutto modesta, passando da 35.883.209 a 34.861.353. Verificheremo cosa accadrà il 7 Maggio, intanto è necessario prendere atto del dato di forte frammentazione registrato al primo turno con una evidente caduta di legittimità dei candidati: quelli ammessi al ballottaggio potranno comunque recuperare anche sotto questo aspetto.

I primi commenti parlano di spostamento a destra.

Verifichiamo allora nel dettaglio il riallineamento sistemico avvenuto il 23 Aprile collegando candidature agli schieramenti.

La candidatura del PS perde, tra il primo turno del 2012 e quello del 2017 ben 8.003.867 suffragi: una vera propria valanga.

Da considerare, a sinistra, che nel frattempo sono stati perduti anche gli 828.345 voti raccolti al primo turno del 2012 dalla candidatura ecologista di Eva Joly.

Sempre sul fronte di sinistra Mélenchon raccoglie 3.027.034 voti in più tra il primo turno del 2012 e quello del 2017. Quindi il 34, 27% di quanto perduto a sinistra.

La flessione complessiva a sinistra ammonta quindi a 5.805.178 voti: si può quindi scrivere tranquillamente di un vero e proprio tracollo a sinistra solo parzialmente recuperato dalla candidatura Mélenchon.

Restano stabili le due candidature di origine trotzkista : il partito anticapitalista scende da 411.160 voti a 392.454, Lotte ouvriere incrementa da 202.548 a 231.660.

Naturalmente, nonostante tutte le indicazioni contrastanti all’insegna della non appartenenza ad alcun schieramento classico, non è possibile – lavorando nella direzione di un’analisi sui numeri – non assegnare la candidatura Macron al centro.

Nel 2012 in questa porzione di sistema politico era presente la candidatura Bayrou: al primo turno ottenne 3.275.122 voti.

Nel 2017 la candidatura Macron ne ha ottenuto 8.528.585 : una crescita di 5.253.463 suffragi.

L’esatta provenienza dei voti in più ottenuti da Macron potrà essere stabilita soltanto attraverso un’analisi approfondita svolta a livello territoriale, almeno di singoli dipartimenti: analisi che non è stato materialmente possibile eseguire nel brevissimo lasso di tempo a disposizione oggi dalla raccolta dei dati in poi.

Certo è che l’assonanza tra i voti in più ottenuti da Macron e quelli persi a sinistra è molto forte, anche se assegnarli in blocco a un trasferimento immediato potrebbe essere anche azzardato.

Verifichiamo allora le cifre nel passaggio di voti al riguardo delle candidatura neo – gollista (mi scuso per la terminologia datata ma le abitudini sono dure a morire) di Fillon rispetto a quella Sarkozy presentata nel 2012.

Il 23 Maggio 2017 Fillon ha ottenuto 7.126. 632 voti; nel 2012 Sarkozy ne aveva messo assieme 9.753.629. Il decremento per la “destra classica” è stato quindi di 2.626.997 voti.

Un calo che necessariamente, e sempre con le scuse per l’eccesso di semplificazione, deve essere posto in correlazione con l’incremento delle due altre candidature di destra: quella di Marine Le Pen che andrà al ballottaggio con 7.658. 990 voti e quella di Dupont – Agnant, destra sovranista, che ha ottenuto 1.689.686 voti.

L’area di destra nazionalista e anti – europea (definizioni anche qui semplificate per esigenze di immediatezza discorsiva, anche se si tratta di termini giornalistici da maneggiare con cura) ha assommato quindi al primo turno delle presidenziali 2017 ben 9.348.676 voti.

Mentre per quel che riguarda la destra sovranista non sono possibili riscontri non essendo state presenti, nel 2012, candidature analoghe è il caso di esaminare gli scostamenti nei 5 anni riguardanti la candidatura di Marine Le Pen.

Nel 2012 la candidata del Front National aveva ottenuto al primo turno 6.421. 426 voti: nel 2017 ha così realizzato un incremento pari a 1.237.564 suffragi, omogeneamente diffusi su tutto il territorio nazionale se si pensa che cinque anni fa aveva ottenuto la maggioranza relativa in un solo dipartimento, il Gard e adesso per constatare la diffusione del voto alla Le Pen basta osservare la macchia viola che compare sull’ esagono in tutti i siti che riportano i dati elettorali.

Nella sostanza la destra nazionalista ha incrementato la propria performance al primo turno di 2.927.250 voti (si noti come il voto a Dupont – Agnant sia risultato numericamente superiore all’incremento ottenuto dalla candidatura Le Pen : si tratta di un segnale politico ben preciso).

Sempre procedendo a spanne (ma non troppo per la verità) si può allora affermare, confrontando il calo della destra “classica” (oltre 2 milioni di voti come abbiamo già segnalato poc’anzi) e l’incremento della destra nazionalista (quasi 3 milioni), che si sia registrata una quota di voti in transito dalla sinistra all’estrema destra: è questo il frutto più evidente del clima sociale e politico che si è respirato anche in Francia (forse soprattutto in Francia) di fronte alle contraddizioni emergenti, dalle migrazioni al terrorismo, alla situazione drammatica delle periferie metropolitane.

Ci sarebbe da considerare ancora lo scarto esistente tra il voto delle città e quello della cosiddetta “Francia profonda”: ieri sera osservando l’andamento dello scrutinio (nei piccoli centri i seggi si sono chiusi alle 19, nelle grandi città alle 20) era possibile constatare come lo scostamento verso destra fosse più evidente proprio nella già definita “Francia profonda”. Sotto questo aspetto però per esprimere una parola definitiva saranno necessarie indagini molto più accurate.

In conclusione è possibile esprimere almeno 3 punti di opinione:

1) La frammentazione nell’espressione di voto rispetto al quadro delle candidature presentate al primo turno rende modesta la rappresentatività reale dei candidati passati al ballottaggio. Sarà quindi di grande interesse notare l’incremento reale di suffragi tra il primo e il secondo turno e di conseguenza assumerà grande importanza la partecipazione al voto

2) Il crollo a sinistra c’è stato davvero e la candidatura Mélenchon ha attutito il colpo ma non di più rispetto alla frana che ha schiacciato il PS.

3) Attenzione a destra all’oltre milione e mezzo di voti alla candidatura sovranista. L’incremento della candidatura Le Pen non ha assunto quindi termini di vero e proprio e, da questo punto di vista, il dato più interessante è stato sicuramente quello della “spalmatura” del voto su tutto il territorio nazionale uscendo dalle consuete roccaforti della destra (Pas de Calais, PACA).

Sarà interessante, infine, esaminare quelli che saranno di dati del primo turno alle legislative dell’ 11 Giugno anche nel gioco possibile dei triangolari ed eventuali quadrangolari al secondo turno. Si ricorda che il passaggio tra il primo e il secondo turno nelle elezioni legislative francesi interessa quelle candidature, collegio per collegio, che superano al primo turno il 12,5% non dei voti validi però ma del totale degli aventi diritto e, a quel punto, normalmente si innesta un gioco di desistenze. Vedremo cosa accadrà in una situazione – appunto - di sostanziale equivalenza in quattro parti del sistema politico.

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