Difendiamo l’autonomia dell’Umbria
Durante la discussione in senato sulle riforme costituzionali il senatore del pd Raffaele Ranucci ha presentato un ordine del giorno, che è stato poi approvato dalla maggioranza che sostiene il governo, per l’eliminazione di almeno otto regioni italiane.
Si tratta di un atto politico gravissimo, perché senza alcun serio dibattito preventivo, senza alcun coinvolgimento delle regioni interessate, si vorrebbe cancellare un’istituzione prevista dalla nostra costituzione ed annullare un’esperienza politico amministrativa di decentramento che opera ormai da circa quarantacinque anni.
Al netto di alcuni recenti episodi gravi di corruzione e di non corretta amministrazione complessivamente le regioni hanno sempre svolto un ruolo decisivo di forte sviluppo economico, sociale e culturale nei rispettivi territori. Alcuni interventi normativi, affinché non si ripetano questi vicende negative, vanno sicuramente fatti, ma questo non può essere assolutamente un motivo per abolire il decentramento e l'autonomia regionale, soprattutto in alcune materie come la sanità, la gestione dei fondi comunitari, il turismo, lo sviluppo economico, le politiche della casa, la tutela e la valorizzazione dell’ambiente, gli interventi sociali a sostegno dei più deboli e per l'accoglienza dei migranti.
Nel progetto di riforma l’Umbria, insieme alla ex provincia di Viterbo, sarebbe accorpata alla Toscana per andare a costituire una nuova realtà denominata Regione Appenninica diventando di fatto un territorio periferico, marginale ed irrilevante con un capoluogo, Firenze, nuovo unico centro decisionale e politico.
E’ assolutamente necessario opporsi a questa disastrosa prospettiva immaginata dal Governo Renzi. E' del resto del tutto legittimo che gli umbri difendano anche i loro interessi, la loro cultura e la loro storia.
E' inoltre del tutto evidente che qualsiasi eventuale intervento di accorpamento delle regioni debba comunque avvenire solo dopo aver chiamato i cittadini a pronunciarsi attraverso lo strumento del referendum.
Per queste ragioni La Sinistra per Perugia invita tutte le forze politiche regionali, quelle intellettuali, sindacali, l'associazionismo diffuso, a formare un fronte unito contro questo progetto. Ci auguriamo che tutti coloro che in questi decenni sono stati protagonisti attivi della vicenda del regionalismo umbro facciano adesso sentire con forza la loro voce a difesa di una esperienza che è stata di buon governo e di sviluppo.
Nel merito ci aspettiamo anche una urgente e decisa presa di posizione dell'attuale giunta e del consiglio regionale.
La Sinistra per Perugia si dichiara da subito disponibile a dare il proprio contributo concreto per la costruzione di un vasto movimento a sostegno di questa battaglia politica.
Giuseppe Mattioli
La Sinistra per Perugia
Sabato
24/10/15
11:48
Giuseppe Mattioli fa due tipi di valutazioni.
La prima é sul metodo con cui la decisione di abolire al regione Umbria dovrebbe essere assunta.
Bisogna precisare che la decisione di abolire una regione non si prenderebbe a tavolino tra quattro mura, ma coinvolgerebbe il Parlamento che rappresenta un interesse generale della nostra Nazione.
Certo, resta da approfondire, come afferma Mattioli, se una tale decisione, che riguarda la organizzazione territoriale dello Stato, debba o meno coinvolgere le popolazioni che la subiscono o imposta loro perché di interesse generale.
La seconda riguarda l'importante il ruolo che le regioni svolgono nella gestione delle funzioni delegate localmente che invece non dipende dalla loro estensione territoriale e quindi non mi pare sia posta in discussione.
Resta il fatto che dopo il Flop della "abolizione" delle provincie ora, la necessità di razionalizzare meglio la ripartizione delle amministrazioni territoriali non più su una base storca, ma sulle omogeneità economiche che ciascuna esprime, appare più razionale.
Come anche bisognerà prima o poi razionalizzare anche lo spropositato numero di comunelli e delle municipalizzate che oggi appare non solo organizzativamente impraticabile e costoso, ma anche foriero di incredibili inefficienze.
Troppi gli sprechi e i malfunzionamenti della macchina pubblica come oggi organizzata per non sentire l'esigenza di un suo "ripensamento" generale sia logistico che funzionale.
Per la verità il nuovo disegno organizzativo dei vertici rappresentativi dello Stato, che prevede la abolizione del Senato, non è un buon biglietto da visita, ma non affrontare il problema e sostenere che é necessario promuovere la "costruzione di un vasto movimento a sostegno di questa battaglia politica" (evitare gli accorpamenti con altre "regioni) per "lasciare le cose come stanno, senza affrontare il problema, non mi pare la scelta più lungimirante.