di Umberto Marini

 

PERUGIA - Stavolta l’infinita arroganza, la stragrande ricchezza, la massa di indomiti supporter angosciati, l’amorevole vicinanza di una corte di femmine in calore e la presunzione di uno stuolo di avvocati strapagati non gli sono state sufficienti a truccare ancora una volta le carte. Così il “Caimano” ha dovuto attendere il dispositivo  della sentenza della Corte di Cassazione per battere precipitosamente in ritirata su tutto il fronte. Una pesante sconfitta che somiglia molto alla Waterloo di Napoleone.

E, tutto sommato, il Berlusca, deve ringraziare la buona stella che lo accompagna fin dalla nascita, del resto più volte fin troppo benevola nei suoi confronti. Difatti non dovrebbe sfuggire alla sua attenzione che qualora non avesse superato molto abbondantemente la soglia dei settant’anni sarebbe già ristretto nel carcere di S. Vittore da un bel po’ in compagnia a tanti avanzi di galera suoi simili.

L’ex Cavaliere ed i suoi spasimanti, di entrambi i sessi, con i loro tanti vizi e poche virtù che li caratterizzano, rifiutano l’idea che possa essere considerato un abituale ladro e quindi meritevole di vivere dietro le sbarre al pari di tutti i ladri dell’universo, rifiutando di rendersi conto, o fingere, che frodare lo Stato evadendo le tasse è un reato che prevede per qualsiasi cittadino, senza distinzione di censo, gratificato o meno di cavalierati, appartenenza alla casta politica, imprenditoriale ed a quella di sette segrete, di non dover essere perseguibile in presenza di reati, più o meno gravi.

Un altro Cavaliere ed industriale di grande “appeal”, il parmense Calisto Tanzi, qualche anno fa è stato condannato ad lunga carcerazione per una vicenda analoga, pur senza alzare il gran polverone sollevato dal titolare della “Spa Forza Italia & C.”, è finito con le manette ai polsi in tribunale e quindi trasferito in carcere ad espiare la condanna che si era meritata. D’altro canto è del tutto superfluo e lapalissiano ricordare che se non si vuol finire in galera basta non commettere reati. Capisco la tentazione….

Il satapro brianzolo, che peraltro è in attesa di altre sicure condanne per ulteriori pesanti malefatte che sono sotto indagine dalle magistrature di Milano e Napoli, corre il rischio di vedersi nuovamente condannato e quindi prossimo ad essere appesantito da altre pene che prevedono nuovi lunghi anni di carcerazione. Con questo pesante fardello giudiziario sulle spalle, in attesa di sviluppi non proprio favorevoli, già interdetto dai pubblici uffici, espulso dal Senato, reso in condizione di incandidabilità e quindi ineleggibile, con in più la privazione del diritto al voto e praticamente escluso definitivamente dalla vita politica, sempre per essere molto originale, si è “dimesso”, motu proprio, da Cavaliere del Lavoro. In ciò è stato  di una sorprendente, impressionante  ed astuta tempestività, avendo in passato sempre rifiutato a dichiarare forfait da qualsiasi incarico di responsabilità e di personale prestigio.

Prima di oggi, il vegliardo nonnetto, solo con le sue due mogli ha scelto autonomamente e di buon grado di “mollare” tutto e riacquistare la sua libertà, che in entrambi i casi è durata al pari di un battito d’ali. Stavolta se non si fosse precipitato a provvedere di persona sarebbe stato comunque disarcionato, o meglio fatto cadere da cavallo, dai componenti il direttivo della Federazione dei Cavalieri del Lavoro con un provvedimento di espulsione per indegnità che era già stato redatto e pronto per l’inoltro all’interessato.

Si conclude così nel peggiore dei modi la leggenda politica, imprenditoriale ed umana (?) dell’immagine indiscutibilmente illiberale e fraudolenta di un autocrate che va a chiudere in modo definitivo un secondo brutto ventennio della nostra storia patria che impartisce una lezione a tutti noi. In particolare a quanti, più o meno complici del vanaglorioso e dispotico “tycoon”, che hanno contribuito a ridurre il nostro Paese a livello di quelli del Terzo Mondo, con noi a “far da palo”, immobili e passivi, non immuni di più di qualche responsabilità.

Una condizione di pesante negatività dalla quale riportare l’Italia e gli Italiani ai livelli che gli competono è estremamente complicato, se non impossibile. L’occasione, forse irripetibile, l’abbiamo appena dietro l’angolo e passa per le mani, speriamo capienti, del “predicatore” Matteo Renzi. Per intanto nutriamo legittimamente molte perplessità sui messaggi, le promesse e le assicurazioni che vengono dalle sue certezze, che presi così, senza l’attuale sostegno documentale dei numeri, forse rimarranno solo sogni e delusioni.

La “lotteria” del 27 maggio prossimo, data alla quale mancano poco più di due mesi, ci dirà se il biglietto vincente é nelle mani del “cittino” di Rignano sull’Arno. Per il momento, mentre a Strasburgo cercano di capire le sue intenzioni e senza grandi illusioni da parte nostra, merita fiducia per l’audacia ed il “paraculismo”. Poi se ne riparlerà. Intanto toccare ferro non guasta. Hai visto mai….

 

 

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