di Fosco Taccini

I cambiamenti del clima sono sotto gli occhi di tutti, ma l’ambiente resta un tema quasi sconosciuto. La sua presenza nel dibattito politico rimane, molte volte, ferma ai proclami; e l’inserimento in agenda quasi fatto con inchiostro molto delebile. Eppure i fenomeni si stanno caratterizzando sempre più per la loro intensità, come: piogge che si trasformano in bome d’acqua, fiumi che esondano con regolarità, caldo intenso. Si deve tenere presente che un clima con temperature in aumento fa incrementare l’energia in atmosfera e perciò i nubifragi aumentano per intensità. Nel nostro Paese, inoltre, le infrastrutture sono ferme dagli anni Ottanta, come a rappresentare in contrapposizione ai cambiamenti del clima, l’immobilità di un Paese.

Le opere per mitigare il rischio esondazioni e frane sono ferme. Ma circa il 79% del territorio nel nostro Paese presenta delle criticità dal punto di vista idrogeologico. Però la cementificazione del suolo cresce. Infatti, stando a un report dell’Ispra ogni secondo 2 metri quadrati di terreno vengono ricoperti di cemento. In Italia, tra l’altro, sono già sottratti a fiumi e torrenti quasi 20.000 chilometri. Sarebbe necessario, in questo quadro pertanto, un grande piano di mitigazione del dissesto.

Il Recovery fund potrebbe essere impiegato per un potenziamento delle infrastrutture, migliorare la vivibilità delle nostre città, i trasporti e permettere un rilancio dell’economia – gravemente colpita dal Covid-19 – riducendo gli impatti ambientali e razionalizzando le risorse per il bene di tutta la popolazione.

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