di Attilio Gambacorta // associazione culturale Umbrialeft

Alle origini della storia dell’umanità la società era matriarcale. Era cioè la donna che orientava la quotidianità essendo sconosciuta e assente la cultura del possesso.

Una volta scoperta la vera natura umana, l’uomo ha cominciato a rivendicare la paternità della vita e, favorito da una maggiore forza fisica, ad esercitare un ruolo egemone nella società.

A rafforzare questo concetto hanno contribuito notevolmente le varie religioni storicamente affermatesi, sia quelle politeiste che monoteiste. La divinità è stata sempre considerata, concettualmente, un’entità superiore maschile: il regno, l’impero, lo stato,

Così, si è andata affermando una cultura maschilista.

Credo che un discorso a parte vada fatto per il Cristianesimo delle origini. Figure femminili hanno infatti un ruolo determinante nel concetto teologico che quella religione vuole affermare: Maria è allo stesso tempo donna e madre di Dio, per indicare che Dio è allo stesso tempo Madre e Padre di tutta l’umanità; Maria Maddalena non è una semplice peccatrice, ma una donna che testimonia le sofferenze e le umiliazioni che il genere femminile deve sopportare nel suo tempo, è la possibilità di riscatto umano attraverso l’amore, la condivisione, in un concetto sociale di comunità che si fa società. È lei, insieme a Maria, che raccolgono Gesù ai piedi della Croce, è Lei che denuncia la scomparsa del corpo di Cristo, ed è a Lei che Gesù si mostra per primo nella Resurrezione.

Il Cristianesimo poi prenderà altre terribili strade per approdare tragicamente ai tribunali de l’inquisizione fino alla terribile elaborazione del concetto di “strega”. E per riaffermare il concetto di Dio “Padre e Madre” dell’umanità bisognerà attendere il Concilio di Papa Giovanni XXIII.

Nel corso della storia, quindi, la donna ha subito i pregiudizi culturali delle varie epoche. Anche all’interno della propria famiglia.

Fino a pochi decenni fa si viveva in un tipo di famiglia chiusa, con ruoli predeterminati: la donna impegnata soprattutto nei lavori domestici, spesso in quelli faticosissimi dei campi (soprattutto nella civiltà contadina), e l’uomo si preoccupava del sostentamento economico della medesima famiglia.

Oggi, grazie alle lotte del movimento femminile del ‘900, la donna ricopre il ruolo che gli spetta nella società. Direi che abbiamo assistito ad un’evoluzione antropologica dell’umanità in generale. Anche la famiglia è cambiata, ed è sempre più un nucleo aperto con ruoli interscambiabili.

Ma, purtroppo è all’interno di essa che succedono i delitti più terribili e assurdi.

Quest’istituto sociale per quanto possa essere indispensabile per rendere funzionale e coesa qualsiasi società, quando all’interno di essa si vive in fraternità e solidarietà, diventa un problema sociale di rilevante entità quando quegli elementi fondamentali vengono a mancare. Quasi tutti I femminicidi avvengono all’interno del nucleo familiare.

Ed in questo credo che riemerga il concetto del possesso, che, antropologicamente, torna prepotentemente nella mente dell’uomo.

Concludendo questo ragionamento, penso che dovremmo affrontare questo problema sociale in termini laici, senza pregiudizi e liberi da ogni cultura preconfezionata, rileggendo anche la storia con lenti diverse.

Abbiamo bisogno tutti delle intelligenze più acute

La donna in questo, data la sua più accentuata sensibilità, la sua più acuta lungimiranza, darà sicuramente un contributo prezioso all’emancipazione del genere umano

Per tutti questi motivi l’associazione Umbrialeft ribadisce in maniera forte il suo NO alla violenza sulle donne e aderisce alla giornata internazionale per l’eliminazione di ogni tipo di sopruso contro il genere femminile.

In un celebre film, “Il Profumo del mosto selvatico”, Antony Quinn mentre, insieme al marito di sua nipote, canta una serenata alla propria donna afferma: “mentre noi pensiamo le donne sentono”.

Mi sembra una verità che non dobbiamo mai dimenticare.

Condividi