di Francesco Giamblanco - Se questo è un blog

– In Italia, le famiglie in stato di povertà assoluta sono 1,6 milioni (per un totale di 4 milioni e 700 mila persone). I giovani stanno peggio dei più anziani. Al Sud stanno peggio che al Nord. Quelli col titolo di studio più basso stanno peggio di quelli col titolo di studio più alto. E com’è noto, quest’ondata migratoria ha fatto sprofondare ulteriormente il nostro Paese, notoriamente solerte e produttivo. La grande impresa è fallita a causa della concorrenza dell’artigianato congolese, il commercio ha subito gli effetti della sfida lanciata dai vu cumprà senegalesi.

– Strade, ferrovie, ponti, cavalcavia. Buche, deragliamenti, crolli, cedimenti. Il sistema delle infrastrutture e dei trasporti italiano è unico al mondo: cantieri secolari, tratte monobinario, autostrade impercorribili, code chilometriche, traffico, ritardi, disservizi, scioperi, compagnie aeree fallimentari, mezzi fatiscenti. Ma si sa, tutto ha avuto inizio con l’arrivo dei migranti, che hanno occupato le banchine dei nostri fiorenti porti, sovraccaricato le nostre futuristiche metropolitane e intralciato l’invidiabile viabilità della Salerno-Reggio Calabria.

– E se è vero che strade e ferrovie fanno schifo, è anche perché periodicamente il versante di una montagna frana, una bomba d’acqua investe una provincia spalancando voragini, allagando città e campi coltivati, una scossa di terremoto distrugge case, borghi, chiese, monumenti, imprese e vite umane. E anche in tal caso, si sa, la colpa è tutta dei migranti, che coi loro sbarchi hanno indebolito le nostre coste, che sono così numerosi e rumorosi da far tremare le nostre colline, che con le loro tribali danze della pioggia stanno provocando imprevedibili cambiamenti climatici. E, nonostante la nostra lungimirante classe politica, negli ultimi 50 anni, non abbia fatto altro che occuparsi del problema del dissesto idrogeologico, con progetti di messa in sicurezza, sistemi antisismici e canali per far defluire le acque, con tutti questi migranti, ogni sforzo è stato vano.

– L’Italia è sempre stato il Paese simbolo della Legalità, l’abbiamo esportata all’estero. Nonostante negli ultimi tempi si stia consumando una dura e travagliata battaglia: la battaglia di un popolo onesto che, supportato dai propri rappresentanti dentro le Istituzioni, vorrebbe arginare il malaffare e la corruzione che arrivano dal Sud, via mare. Come non pensare al danno economico provocato dai market bengalesi che vendono la birra a 1 euro anziché a 3,50, come un onestissimo Pub italiano; come non ricordare quell’orribile abitudine dei venditori indiani di rose che non emettono mai uno scontrino fiscale; come non ricordare il cancro della criminalità organizzata, la Mafiallah, con a capo il boss Mustafà Riina, noto per i suoi efferati delitti (coi corpi delle vittime nascosti nel Kebab, anziché sepolti dentro un classico e rispettoso pilone di cemento).

– In Italia ci sono 5 milioni di disoccupati, la maggior parte dei quali, giovani.
Vani sono gli sforzi dei nostri Governi che non smettono un attimo di cercare una soluzione, attraverso cospicui investimenti pubblici, detassando il mercato del lavoro, favorendo lo studio e la ricerca, supportando le imprese. Totalmente vani. Perché a mettere loro i bastoni tra le ruote sono arrivati i migranti, che con assoluta nonchalance ci rubano il lavoro, infrangendo i nostri sogni di ricchezza e successo.
Ed è per questo che noi giovani non troviamo più un posto libero come venditori di accendini nelle spiagge, o come lavavetri ai semafori delle nostre città, o come coltivatori di pomodori, nelle serre, in Sicilia, ad Agosto.

– In Italia, ogni volta che dell’intonaco crollerà dal soffitto della scuola addosso ai vostri figli, ogni volta che voi mamme dovrete tirare fuori i soldi per i gessetti e la carta igienica, ogni volta che non sarà disponibile un insegnante di sostegno, uno psicologo, un infermiere, una maestra preparata, rispettosa e ben retribuita, ogni volta che i vostri figli diventeranno giovani pieni di lacune, oppure adulti brillanti costretti ad andare all’estero per proseguire gli studi e per trovare un lavoro, ricordatevi di chi è la colpa. Non dei tagli previsti puntualmente in ogni Legge Finanziaria, non dei programmi obsoleti, del personale poco qualificato, della mancanza di progetti e investimenti. No, la colpa è dei migranti che affollano le classi italiane: dei bambini marocchini che sottraggono la merenda ai vostri figli, dei rom che rubano i fili di rame dai pc rotti dei prof, degli albanesi che urlano e disturbano gli altri compagni mentre postano foto su Instagram. La colpa è tutta loro, della loro lingua incomprensibile, del colore della loro pelle che non si intona al colore delle pareti crepate, della loro religione che, contraria ai crocefissi inchiodati al muro, ha scatenato la collera di Dio e dei suoi devoti fedeli.

E se ho scritto tutto questo, non è colpa dei leoni da tastiera, dei webeti, dei razzisti, dei fascisti e degli analfabeti funzionali che affollano questo Paese e che probabilmente non ne comprenderanno il sarcasmo e la vena satirica. Se l’ho scritto, è per colpa dei migranti. Sempre e solo colpa loro.

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