ROMA - Fa discutere la lettera al Manifesto di un giovane napoletano, Pier Paolo di 18 anni che scrive: "Ho un dubbio che mi affligge: essere comunista per me sta diventando quasi un peso, quasi fosse un reato e cio' e' avallato anche dal comportamento dei miei genitori i quali mi dicono: 'Meglio non farlo sapere in giro'. Vi chiedo: e' cosi' grave essere comunisti al giorno d'oggi? E il comunismo e' un'illusione inutile come spesso mi sento ripetere?".

Risponde Valentino Parlato, fondatore del "quotidiano comunista": "Caro Pier Paolo, tu hai diciott'anni e io ottanta. Anche per questa differenza d'eta' la tua lettera mi ha dato grande gioia e fiducia", il comunismo "non e' affatto passato. Ci sono oggi nel nostro vasto mondo eguaglianza, liberta' e fraternita' gli obiettivi che una grande rivoluzione borghese poneva nel lontano 1789? E c'e' di piu': oggi, in un mondo globalizzato, dove il battito d'ali di una farfalla a New York puo' far crollare la muraglia cinese, siamo nella piu' grande crisi capitalistica della storia. Come si puo' tentare di uscire da questa crisi? La mia risposta - forse testarda - e' con il comunismo e non piu' in un solo paese: siamo in un mondo globalizzato come non mai".

Interviene anche Simone Oggionni dei Giovani di Rifondazione comunista: "Le modestissime percentuali elettorali, effettive e verosimili (i sondaggi), dovrebbero fare riflettere tutti convincendoci dell'urgenza straordinaria e improrogabile del rinnovamento. Ma per essere credibili, dobbiamo essere noi i primi a non concepire il comunismo, i nostri simboli e le nostre bandiere, come un feticcio e come il residuo di un passato imbalsamato nella sua tragica grandezza. Al contrario, dobbiamo essere noi i primi a concepirlo come la materia viva sulla quale ricostruire un linguaggio, un immaginario e, appunto, un sogno collettivo. Questo e' lo sforzo enorme che abbiamo di fronte: fare capire ai tanti giovani che guardano a noi con interesse, curiosita' e spesso speranza che essere comunisti, lungi dall'essere la nostalgia anacronistica di un passato perduto, e' l'azione concreta - tenace ed entusiasmante - di chi si batte dalla parte giusta. Insomma, essere comunisti e' tutt'altro che un reato e, soprattutto, puo' essere tutt'altro che un'inutile illusione. Dipende da noi".
 

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