di Norma Rangeri

Ser­vi­rebbe una tastiera greca per scri­vere come si deve epi­faino, "mi rendo mani­fe­sto", il verbo da cui fac­ciamo deri­vare la nostra quo­ti­diana epi­fa­nia, ren­dendo chiare, tutti i giorni, le nostre idee, spe­ranze, cri­ti­che, pro­po­ste. Ma, come vi sarete accorti dal prezzo di coper­tina, oggi è un giorno dav­vero epi­fa­nico per­ché, con que­sto secondo numero a 20 euro, potremmo rice­vere la mani­fe­sta­zione del vostro soste­gno, e guar­dare con mag­giore fidu­cia all’ambito tra­guardo dell’acqui­sto della testata.

Poco più di un mese fa abbiamo ini­ziato la cam­pa­gna di dona­zioni tito­lando «Venti di riscossa» e oggi con «Una signora testata» chie­diamo di ripe­tere il gesto di affetto e di fidu­cia per un gior­nale che cerca di far sven­to­lare una ban­diera impor­tante per l’Italia.

Se ne aves­simo la pos­si­bi­lità (e spe­riamo di rea­liz­zarla), vor­remmo essere ogni giorno in edi­cola con un gior­nale inte­ra­mente a colori, con più pagine, più arti­coli e inchie­ste, con repor­tage come quello che pro­po­niamo oggi sulla Gre­cia di Syriza, il nostro alleato e com­pa­gno di strada. Siamo andati a cono­scerlo più da vicino, visi­tando le sedi del par­tito elle­nico, i quar­tieri della pro­te­sta e della sof­fe­renza, i quo­ti­diani che si rife­ri­scono all’area poli­tica dando voce al desi­de­rio di cam­bia­mento nelle isti­tu­zioni euro­pee e nel paese.

Syriza inter­preta una cul­tura poli­tica molto vicina a noi, al nostro modo di inten­dere la sini­stra. Con una fon­da­men­tale dif­fe­renza. Come anche Pode­mos in Spa­gna, Syriza ha costruito un’offerta poli­tica di governo cre­di­bile, inclu­siva, popo­lare. Ha messo in campo una sini­stra corag­giosa per­ché gui­dare un paese come la Gre­cia, nelle con­di­zioni più avverse di sem­pre, in un con­te­sto inter­na­zio­nale che pra­tica la guerra con le ban­che e la finanza, è un rischio enorme.

Qui da noi abbiamo un Par­tito demo­cra­tico che sci­vola len­ta­mente verso il libe­ri­smo, che si ada­gia sulle scelte con­fin­du­striali, che con­tra­sta i diritti del lavo­ra­tori, che governa con la destra e con essa decide di alte­rare la forma costi­tu­zio­nale della nostra repub­blica. Que­sto stra­vol­gi­mento della pro­pria iden­tità non è uni­forme, non è lineare, non è sce­vro da forti con­trad­di­zioni interne. E Renzi stesso se ha chiaro il suo pro­getto di cam­bia­mento, forse ancora non si rende conto del danno che sta arre­cando al suo par­tito, facen­do­gli per­dere non con­senso elet­to­rale (che certo non manca), ma quello dei suoi iscritti, dei suoi mili­tanti, delle donne e degli uomini che hanno con­tri­buito a fare la sto­ria del partito.

Assi­stiamo a un declino distrut­tivo di una espe­rienza poli­tica radi­cata nella società nazio­nale (come dimo­stra il coin­vol­gi­mento pid­dino nella vicenda di "mafia-capitale"). Che meri­te­rebbe di essere sal­va­guar­data e difesa. Eppure a con­tra­stare que­sta deva­stante china del Pd, non c’è una sini­stra poli­tica capace di rimet­tere insieme i pezzi e le per­sone, in grado di fare quel minimo che si dovrebbe: unire le forze, cam­biare i gruppi diri­genti, ritor­nare a inner­vare la rap­pre­sen­tanza ria­prendo i canali di comu­ni­ca­zione con le mille realtà sociali in movimento.

Se que­sto pro­cesso di costru­zione di una pro­po­sta poli­tica uni­ta­ria e con solide gambe e buone idee, se que­sto pro­cesso dal basso e dall’alto, dalla società e dai gruppi diri­genti, non si pro­durrà, la discesa verso forme neoau­to­ri­ta­rie di governo (vedi la nuova legge elet­to­rale e un mono­ca­me­ra­li­smo di fatto con un par­tito "piglia­tutto") e verso popu­li­smi venati di raz­zi­smo, met­terà radici che poi sarà molto dif­fi­cile sra­di­care. L’Italia ha già dimo­strato di pro­durre i peg­giori regimi e regi­metti d’Europa.

Nell’anno che verrà ci atten­dono avve­ni­menti impor­tanti. Primo fra tutti l’elezione di un nuovo pre­si­dente della Repub­blica, appun­ta­mento cru­ciale per­ché attorno alla figura del mas­simo garante dell’assetto costi­tu­zio­nale si gio­cano i futuri equi­li­bri poli­tici. Ci sarà tempo per trac­ciare il bilan­cio di que­sti nove anni con Napo­li­tano, vis­suti sotto il segno di un pro­gres­sivo declino eco­no­mico, sociale, cul­tu­rale, poli­tico e segnati da una riforma di fatto della Costi­tu­zione attra­verso l’anomalia dei "governi del presidente". Per il momento, in que­sto numero spe­ciale, vi pro­po­niamo un gioco semi­se­rio sulle "qui­ri­na­rie", con le pre­fe­renze dei nostri più stretti collaboratori.

Ci attende un anno intenso, saremo pre­senti a tutti gli appun­ta­menti. E gra­zie a voi, com­pa­gne e com­pa­gni (anche que­ste parole sono state can­cel­late dal Pd), ami­che e amici, let­trici e let­tori, vogliamo esserci diven­tando, per un’unica volta nella vita, "padroni". E non per una sem­plice testi­mo­nianza (comun­que impor­tante), ma per dimo­strare ogni giorno dell’anno che "c’è vita a sinistra".

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